Vuoi diventare Creative Strategy Manager ma non sai da dove partire?
Scopriamo insieme a Greta Santi, Creative Strategy Manager presso Zoocom, creative media agency del gruppo OneDay e Scuolazoo, come nasce un’idea creativa e su quali valori puntare.
In occasione dei ” Digital Innovation Days” ho avuto il piacere di intervistarla in qualità di Valory Reporter, entrando nel vivo del suo lavoro mentre nella video intervista che troverete su Valory App, ci ha dato spunti interessanti su argomenti come “cambiamento, volontà e responsabilità”.
Come descriverebbe il ruolo del Creative Strategy Manager e quanto è strategico all’interno di un’azienda sempre più digitalizzata? Il ruolo del Creative Strategist, indipendentemente dal ruolo gerarchico che ricopre in un’azienda, è una figura fondamentale e destinata ad essere una figura sempre più ricorrente, non solo nelle realtà digital.
E’ una figura ibrida in grado di “orchestrare” a 360° più attività diverse facilitando le connessioni fra team, dialogando con il cliente e fornendo un approccio consulenziale anche per modellare i propri prodotti/servizi in funzione di target e obiettivi.
Oggi, soprattutto nel nostro settore, ci troviamo spesso di fronte a clienti con più esigenze di comunicazione nello stesso momento e sempre meno tempo per studiare, pensare, progettare e sviluppare attività che rispondano a questi obiettivi; parliamo a target sempre più liquidi, in grado di evolvere trend, attitudini e comportamenti di consumo a una velocità incredibile.
Diventa quindi necessario avere delle figure che riescano, con le loro conoscenze e competenze a orizzontali a unire al Project management anche competenze creative e di planning dialogando con team anche molto diverse fra loro diventandone il naturale collettore.
Il risultato è offrire ai clienti soluzioni coerenti tanto dal punto di vista strategico che dal punto di vista creativo, concepite velocemente per rispondere nel modo più efficace possibile sia agli obiettivi sia all’investimento economico messo a disposizione.
Quali sono gli elementi fondamentali da tenere in considerazione quando parliamo di Creative Concept?
Generalmente vanno valutati tutti quelli che si hanno a disposizione, l’importante è non vederli come elementi separati, ma valutarli con una visione di insieme.
Questo permette di settare quasi in maniera automatica e naturale una strategia dalla quale andare poi a sviluppare il concept creativo.
Essendo il concept la linea da seguire per costruire poi i contenuti, gli elementi che sicuramente non possono mancare nell’insieme, sono da un lato i bisogni, i desideri e le attitudini del target che tramite una campagna si fa capire al target come quel prodotto e/o servizio può soddisfare un bisogno o far avverare un loro desiderio recondito.
Dall’altro le features del prodotto o del servizio che in un mondo altamente competitivo e con un target bombardato da infiniti stimoli spesso ha senso concentrare l’effort sulle caratteristiche differenzianti.
In questo non bastano solo gli elementi, anche le attitudini di project management sono fondamentali: reperire subito le informazioni che riteniamo fondamentali e redigere un brief interno per tutti gli altri team coinvolti nel processo di realizzazione del concept, passaggi che spesso potrebbero venire sottovalutati ma che sono essenziali per lo sviluppo di un creative concept efficace e aderente sia con le necessità del target che con l’identità di brand.
Quando si va a sviluppare una strategia di Marketing quali sono gli elementi chiave per renderla efficace? Può farci un esempio con uno study case?
Tutti diremmo che dobbiamo tenere in considerazione obiettivi, target, canali ecc.. Vorrei fare un passo oltre sostenendo che ciò che ritengo fondamentale non sono tanto gli elementi che concorrono alla strategia di marketing, ma che vengano studiati con l’attitudine giusta:
La capacità di aver vision di lungo periodo, in grado di valutare come raggiungere l’obiettivo (o più obiettivi dando la giusta priorità a ciascuno).
La consapevolezza che i target possono essere broad su determinati comportamenti di consumo, mentre su altri sono estremamente frammentati.
Il coraggio di intraprendere una strada (se è stata tracciata sulla base di informazioni concrete e dati).
Cosa consiglierebbe ad un ragazzo/a che vuole iniziare a conoscere questo mondo e ricoprire questo ruolo?
Leggere, confrontarsi, osare.
Viviamo in un mondo sempre più fluido: le conoscenze di oggi, domani potrebbero già essere obsolete.
Leggere per essere informati sul proprio lavoro e non solo è utile per ampliare le conoscenze e acquisire sempre nuovi punti di vista.
Confronto: misurarsi con il prossimo sia esso un peer o un leader del proprio settore o un altro, aiuta la crescita, il potenziamento dell’empatia e lo sviluppo di un metodo che possa essere efficace non solo per te, ma anche per i reparti che lavorano con te.
Osare: se hai un’idea, un’intuizione o una proposta, parlane! Non farti intimorire dall’essere giovane e/o inesperto, è questo il metodo migliore per imparare velocemente.
La vostra realtà si nutre di giovani sia all’interno che all’esterno come fruitori finali dei vostri servizi, che caratteristiche bisogna ricoprire per far parte del vostro team?
Sono convinta che occorrano poche semplici caratteristiche, principalmente personali. Una delle più importanti è la curiosità: il motore naturale che stimola la crescita personale e di gruppo, unito all’ambizione, lo stimolo che porta a mettersi costantemente alla prova per migliorare il proprio metodo e il proprio contributo a un progetto o all’azienda. Ultimo, ma non meno importante, l’empatia: nessuno di noi lavora da solo e l’empatia salva da misunderstanding, da ripetuti passaggi con altre figure e aiuta a prevedere, prevenire, facilitare i rapporti e arricchire il bagaglio di prospettive e punti di vista che si hanno.
Pensa che utilizzare strumenti di comunicazione responsabile che stimolano comportamenti proattivi come ValorY possa essere utile anche per le aziende come la vostra che vogliono instaurare con la next generation un rapporto più empatico e stimolante?
Sì, certamente. Noi per nostra natura, siamo in prima linea nel creare un link diretto con le generazioni più giovani, non solo grazie ai prodotti B2B ma anche a osservatori, workshop e altri punti di contatto con quello che non è solo un target da analizzare, ma anche e soprattutto da coinvolgere! Non tutti hanno ancora fatto questo passo nei confronti delle next generations, ValorY in questo senso può essere un acceleratore.
Ora che abbiamo scoperto insieme a Greta tutti gli elementi che caratterizzano un Creative strategy manager, ti auguro il meglio per il tuo viaggio in questo meraviglioso mondo se sceglierai di intraprenderlo.
Nel frattempo, ti aspetto nella nostra Community di Valory per condividere insieme a noi le tue esperienze, le tue passioni e continuare ad approfondire.
Parlare di filosofia in un’era digitale sembra un paradosso, ma il sapere filosofico racchiude in se stesso l’essenza dell’atto creativo e dunque della stessa innovazione.
Abbiamo avuto il piacere di intervistare l’unico e vero copywriter d’azione che ha fatto della filosofia la sua fonte d’ispirazione per evolvere in sincronia con i tempi moderni.
Paolo Guglielmoni si racconta ai nostri VALORYERS ricordandoci quanto da giovane si sentiva “immortale” e come l’orgoglio per se stesso lo ha aiutato a perseguire il suo percorso anche contro i consigli dei molti.
Può raccontare il suo percorso ai nostri VALORYERS, le difficoltà e i successi che ha raccolto lungo la sua strada?
Come dico spesso, sono filosofo nativo e creativo adottivo. Perché nasco come saggista di Filosofia, professione che mi ha portato a fare ricerca all’Università di Cambridge in UK, dove ho sviluppato una mia interpretazione del pensiero di David Hume, che mi ha consentito di diventare curatore dell’opera italiana di David Hume per Bompiani.
In UK ho scoperto il Creative Writing, in particolare il Copywriting di David Abbot (quello degli annunci Economist…). Così, tornato in Italia mi sono dilettato come copywriter freelance, finché sono stato notato da Leo Burnett Italia, dove sono diventato Copywriter e Direttore Creativo. Così è avvenuta la mia “adozione” nel mondo della creatività.
Data la mia formazione filosofica, sono sempre stato un creativo dal forte approccio strategico, e dalla grande consapevolezza dei media, offline e online. Nei miei 13 anni in Leo Burnett ho lavorato sui progetti ADV e Digitali dei principali clienti locali e globali, vincendo anche numerosi premi nazionali e internazionali. In particolare, un mio annuncio Nintendo è stato selezionato dal Louvre per la sua Advertising Art Collection.
Ora ho una mia agenzia, che si chiama RADS (Responsive Ads): responsive, perché applica alla progettualità creativa l’approccio del responsive design, modulato attorno alla mia metodologia proprietaria di Advertising Circolare: per massimizzare i risultati, soprattutto virali, delle Brand. Questo approccio ha portato un mio video per Yves Rocher a essere incluso nella Youtube Ads Leaderbord 2018.
Oltre a questo, proseguo la mia attività di docenza universitaria con contratti in NABA, IULM, Ferrari Fashion School, e all’Università di Falmouth (UK).
I creativi concreti sono una nuova categoria di lavoratori, lei che tipo di imprenditore si definisce?
Mi definisco un imprenditore “open source”, nel senso che credo nella necessità di avere un software base, nel mio caso la mia metodologia proprietaria di Adv Circolare, che i miei collaboratori di volta in volta integrano, facendola propria e arricchendone l’efficienza e l’efficacia per le Brand che ci consultano.
Come può l’advertising circolare cambiare il modo di comunicare?
Massimizzando l’efficacia di ciò che già c’è, riducendo gli sprechi di budget, di tempo, e soprattutto di idee.
Ed attivando, volta per volta, solo professionalità top, solo quelle che servono, solo quando servono: mettendole in sinergia anche con le professionalità già attive in azienda.
Come docente universitario quali corsi universitari consiglierebbe ad un giovane per avere uno sbocco lavorativo futuro?
Quelli che hanno in piano di studi non solo strumenti professionali, ma anche cultural.
Ha qualche consiglio per i giovani che devono approcciarsi a dei mestieri che oggi non esistono ancora?
Non cercate il mestiere che fa per voi, createvelo. “La differenza è concentrarsi sui propri obiettivi e non sul successo”.
Grazie a Paolo abbiamo fatto un viaggio d’altri tempi tra parole eufoniche e concetti di circolarità che ci hanno svelato un mantra da non dimenticare mai: diventiamo “eroi di noi stessi” per sentirci appagati della vita che scegliamo di vivere.
LA BRAND IDENTITY E’ IL VERO DNA DELL’AZIENDA: IN VIAGGIO CON IRENE BOSI TRA ESPERIENZE ALL’ESTERO E IL CASE STUDY “MARKETERS”
Ti sei mai chiesto qual è l’ingrediente segreto che rende unico un progetto o un’azienda?
Scopriamolo insieme a Irene Bosi, una giovane professionista del marketing che ad oggi lavora come Brand Manager nel progetto Yoga Academy di Marketers per dare vita ad esperienze memorabili.
E’ anche relatrice a Global Executive Events dove parla di marketing digitale e Generazione Z.
Nel tempo libero viaggia nei paesi sudamericani dove aiuta i piccoli imprenditori con le loro attività.
Sono Samantha ho 25 anni, studio a Padova e in occasione dei ” Digital Innovation Days” ho avuto il piacere di intervistarla in qualità di Valory Reporter, ponendole alcune domande sul gruppo Marketers e su come il suo operato possa essere d’aiuto anche a noi giovani per scoprire insieme cosa rende unica un’azienda e quanto è importante la Brand Identity in questo.
Ciao Irene, rompiamo il ghiaccio e iniziamo subito, raccontaci un po’ della tua esperienza in Marketers e come si svolge la tua giornata lavorativa?
Da poco ho iniziato a lavorare in Marketers sul progetto Yoga Academy, la scuola di Yoga online più grande d’Italia e mi sto focalizzando sul Branding di Yoga Academy e sullo sviluppo di attività marketing offline.
Le mie giornate lavorative variano di giorno in giorno, infatti, in Marketers crediamo in un futuro non convenzionale, libero dai vincoli che sono stati imposti sino ad oggi dal sistema professionale.
Non indossiamo cravatte, non timbriamo il cartellino e la nostra vita non appartiene all’ufficio.
In Marketers si lavora con un altissimo focus sul generare valore, si perde poco tempo in attività burocratiche e si lavora moltissimo invece sulla creazione di attività che apportino del valore reale al business.
“Wow, è incredibile conoscere un nuovo modo di vedere il lavoro in un gruppo come Marketers”.
Marketers è un’azienda con un’identità ben definita e quando parliamo di identità dell’azienda, parliamo anche di Brand Identity, che cos’è e perché è così importante?
L’identità aziendale è il DNA dell’azienda, è quell’insieme di valori, credenze, modi di fare che rendono un’azienda unica e diversa dalle altre. L’identità aziendale guida ogni singola azione dell’azienda: dai prodotti/servizi che offre, alle persone che assume, ai fornitori che sceglie, al tono di voce che utilizza con i propri consumatori, a come tratta i propri impiegati e la comunità in cui opera. Avere una brand identity ben definita ti permette di differenziarti dai competitors per elementi che vanno al di là del semplice prodotto e che garantiscono un vantaggio competitivo sul lungo termine.
Quali sono per te gli aspetti fondamentali per una Brand Identity efficace?
Una brand identity efficace è differenziante, coerente e deve scorrere nel sangue di ogni singola persona che lavora in azienda.
Deve essere differenziante in modo da permettere di distinguersi dalla moltitudine di brand esistenti e coerente per risultare credibile da parte dei consumatori, per esempio non posso crearmi un’identità green e sostenibile se poi i miei prodotti non sono né green né sostenibili. Deve scorrere nel sangue di ogni singola persona che lavora in azienda perché i collaboratori aziendali sono i brand Ambassador più efficaci.
Quanto è importante lo storytelling nella Brand Identity? e come possiamo andarla a sviluppare in modo proficuo? Ci propone un case study.
Come esempio di storytelling di brand identity vi faccio quello dell’azienda per cui lavoro oggi, Marketers. Marketers, è un’azienda con un’identità ben definita: è una realtà composta da giovani “ribelli” che come obiettivo hanno quello di creare la nuova generazione di imprese e di imprenditori digitali. I valori in cui crede Marketers e che hanno contribuito a creare la sua identità sono:
Intraprendenza – Siamo esploratori, persone che sono disposte ad andare in luoghi ancora sconosciuti. Per questo sperimentiamo, testiamo, siamo propositivi. Non rinunciamo mai a cercare modi creativi per risolvere problemi difficili.
Umanità – Riconosciamo che siamo tutti umani. Ci interessiamo e ci abbracciamo reciprocamente. Restiamo fedeli a ciò che siamo, difendiamo ciò in cui crediamo e siamo sempre attenti agli altri.
Meritocrazia – Ripudiamo l’arroganza e privilegiamo comportamenti propositivi. Non nascondiamo i nostri errori ma impariamo da essi. Sappiamo che il nostro successo è direttamente interconnesso a quello degli altri membri del team e dell’intera azienda.
Contaminazione – Ricerchiamo contesti che ci permettono di imparare sempre cose nuove. Siamo aperti al cambiamento e viviamo alla continua ricerca del fare nei contesti più diversi, consapevoli che “contaminazione” significa “crescita” e “innovazione”.
Condivisione – La condivisione è più di una parte della nostra missione, è radicata nel nostro modo di lavorare. Siamo consapevoli che questo atteggiamento contribuisce alla creazione di un ecosistema sano e produttivo.
Ognuno di questi valori prende vita in ogni singola persona che fa parte della community marketers, prende vita nei prodotti che offriamo e prende vita nel nostro modo di lavorare.
In una intervista hai parlato delle tue esperienze all’estero, per te e per la tua crescita personale quanto sono state importanti?
Sono state esperienze fondamentali perché mi hanno esposto a contesti e persone completamente nuovi. Penso sia fondamentale uscire dalla nostra comfort zone e metterci alla prova in situazioni che non abbiamo mai vissuto e che magari non sappiamo bene come gestire. In queste situazioni, entriamo in uno stato di “optimal anxiety” e diamo il meglio di noi. Queste esperienze mi hanno resa una problem solver migliore ed una persona più creativa per la varietà di situazioni che ho vissuto ed il bagaglio di esperienze che mi porto dietro.
Che peso date in Marketers agli strumenti social per comunicare? Sono l’unico modo per entrare in contatto con i giovani?
I social sono sicuramente uno strumento fondamentale per comunicare, detto ciò non sono sicuramente l’unico modo per entrare in contatto con i giovani, specialmente non sono il modo per emozionare e lasciare un impatto sui giovani. Credo moltissimo negli eventi live per creare una connessione forte tra le persone. Marketers infatti organizza ogni anno (eccetto questo causa covid) un evento spaziale che riunisce tutti i membri della “family”, sono giornate piene di emozioni e che ti danno un energia incredibile, trovate i video del Marketers world qui!
Come i giovani vengono coinvolti i giovani nella sua realtà aziendale?
L’azienda per cui lavoro è un’azienda fondata da giovani ragazzi. Le persone non vengono valutate per la loro seniority bensì per ciò che possono apportare al business e alla cultura aziendale. Si guarda ai risultati non ai dati anagrafici.
Pensi che utilizzare strumenti responsabili come Valory, possa aiutare i giovani a sviluppare nuove empatia con i brand?
Si! E’ bello che abbiate creato una piattaforma dove i brand possano comunicare con i giovani.
Ti piace essere un coach per diffondere la sua conoscenza e condividerla con i giovani?
Si, lo sto facendo con l’associazione Homo Ex Machina ed è un’attività in cui credo molto.
Questa intervista sottolinea come sia di grande importanza definire la Brand Identity, quindi l’identità di un’azienda perchè ci aiuta a comprendere quali sono i valori e quell’ingrediente speciale che differenzia un’azienda da un’altra.
Come ognuno di noi ha una propria unicità anche l’azienda ha la sua e se ottimizzata correttamente, può essere un ottimo biglietto da visita.
Anche su Valory puoi condividere le tue esperienze e le tue passioni, ti aspetto nella nostra Community per condividerle insieme.
Mi chiamo Marco Gastaldi, ho 24 anni e sono appassionato di tematiche inerenti al Digital Marketing che ho approcciato ed approfondito con vari corsi. In occasione dell’evento “Digital Innovation Days” ho scelto di intervistare per ValorY Luca Mastella in quanto mi ha molto colpito un’intervista da lui rilasciata a SKYTG24 (https://lucamastella.com/risorse/growth-hacking-cose-come-funziona/) che contiene consigli molto utili per i giovani che si stanno approcciando al mondo Digital. Luca, dopo varie esperienze maturate anche all’estero, è attualmente Chief Executive & Growth Officer in Learnn (https://learnn.com), una piattaforma on-line che offre strumenti concreti su temi come Growth Marketing, Funnel, Analytics, Content, Social Media, E-commerce e molto altro, con l’obiettivo di supportare studenti, professionisti ed imprenditori nella realizzazione di idee e progetti. Ho posto a Luca alcune domande relative a come è riuscito a crescere professionalmente in ambito Digital, al suo nuovo progetto Learnn e al ruolo che ricopre nel mondo della formazione e nella crescita professionale dei giovani.
Lei vanta una consolidata esperienza nel Digital Marketing, con un particolare focus nell’ambito del Growth Hacking, ma quanto è importante avere nel mercato digitale delle competenze T-shaped?
Reputo le competenze T-shaped non un input ma un output, ovvero la conseguenza di una mentalità estremamente curiosa e volta al risultato. Quando si fa tanto per fare non si cerca di migliorarsi davvero, ma quando ci si focalizza sul risultato diventa necessario acquisire multiple competenze. Questo non solo è un vantaggio enorme in quanto acquisiremo competenze utili e concrete, ma ci protegge da un grande errore che è quello di “studiare per studiare” invece di “studiare per fare”.
Generalmente i giovani che si avvicinano a questo settore hanno molte skills non specifiche su una vasta varietà di discipline e una scarsa verticalizzazione. Secondo Lei far risultare delle competenze non specifiche sul proprio profilo professionale, non può far correre il rischio di essere considerati dalle aziende solo dei “tuttofare” poco esperti?
Assolutamente sì, questo rischio è fortissimo. Penso che tutti noi dovremo avere 1-2 competenze verticali in cui siamo considerati “esperti”. Io però non mi presenterei mai ad un’azienda per le mie competenze ma per i miei risultati. Se fossi giovane cercherei il prima possibile di mettermi nelle condizioni di provare, sperimentare, fallire, riprovare, fare. Una volta che ti presenti per i risultati, belli o brutti, le competenze passano in secondo piano.
Nel 2019 ha lasciato il Suo ruolo in Marketers. Cosa l’ha spinto a prendere questa decisione per iniziare questa nuova avventura nel ruolo di Chief Executive & Growth Officer in Learnn?
Quando presi quella decisione Learnn non esisteva ancora. Né il nome né l’idea. Il mio desiderio, a quasi 30 anni, era quello di buttarmi in un’avventura imprenditoriale tutta mia dove fossi responsabile al 100% dei successi ma ancora prima dei fallimenti. Cercavo qualcosa che mi tenesse “impegnato” per i prossimi 10 anni e ho dovuto prima essere libero di pensare, poi trovare i miei valori personali e solo infine trasformarli in idea.
La modalità di fruizione dei contenuti sulla piattaforma di Learnn è efficace per chi desidera apprendere da remoto discipline Digital evitando di ricorrere a spostamenti, e lo è ancor di più per le persone con disabilità. Quali accorgimenti avete utilizzato per favorire l’accessibilità alla Vostra piattaforma?
Ci sono diverse tecnologie molto specifiche per venire incontro a persone con disabilità su cui lavoreremo nei prossimi mesi. Al momento tutti i nostri contenuti sono fruibili in versione sia video che audio con un custom player che passa dalla versione video a quella podcast con un click. Un prossimo step che faremo a breve sarà quella di aggiungere un terzo formato che è quello scritto. Attraverso la tecnologia AWS (Amazon Web Services – https://aws.amazon.com/it/) che usiamo nella nostra piattaforma convertiremo tutti i contenuti video in transcript che potranno essere sia letti come fossero un testo scritto che consultati all’interno del video come sottotitoli. Penso che questo non sarà ancora abbastanza e che potremo fare ancora di più per venire incontro alle persone con disabilità e sarà un nostro obiettivo nei prossimi mesi farlo.
L’apprendimento on-line sarà secondo Lei uno standard nel futuro? A Suo avviso, quali sono i pregi e i difetti di questa nuova modalità formativa?
Io penso che non ci siano dubbi riguardo a questo, ma in più penso che l’apprendimento sarà online e da mobile. Noi abbiamo fatto una grande scommessa partendo con lo sviluppare la nostra app invece che la versione desktop della nostra piattaforma. Crediamo che un utente deve poter fruire un contenuto ovunque e in qualsiasi momento. Penso che gli svantaggi di questo sono sicuramente la mancanza di confronto e di emozioni con le persone che ci stanno attorno che sono incredibilmente importanti per far nascere nuove idee.
Pensa che uno strumento di comunicazione digitale per i giovani come ValorY, che si concentra su un target ben specifico con contenuti di valore selezionati, possa supportare i giovani nella loro crescita professionale? Le piacerebbe essere un mentore VALORY e pubblicare i suoi contenuti su una piattaforma responsabile?
Penso che ValorY App sia di grande aiuto soprattutto per il vostro target molto specifico. Una cosa davvero importante che ho imparato a fare è non fare qualcosa che dia valore nel breve periodo soltanto perché più facile a discapito del valore vero nel lungo periodo. Per cui direi che il mio tempo come Mentor di ValorY App non sarebbe il miglior modo per dare valore ai vostri utenti ma potremo valutare partnership di altro tipo per dare loro ancora più valore nel medio e lungo periodo.
Nel mondo Digital è necessario avere delle competenze a 360° costantemente aggiornate e mai come oggi è particolarmente utile una formazione continua da remoto. Ciò avviene grazie a piattaforme sempre più evolute e certamente questi sistemi saranno sempre più migliorati con il passare del tempo per permettere a tutti di formarsi in maniera semplice ed efficace. Apprendere lavorando in team su casi concreti è importantissimo e sicuramente operare a distanza riduce in parte le emozioni che si provano quando la formazione avviene collaborando fianco a fianco, side by side. Sono convinto tuttavia che le nuove tecnologie, già in grado di connettere le persone in video call e di farle lavorare a più mani su un documento in tempo reale, riusciranno a rendere la formazione sempre più smart ed accessibile creando nuove forme di collaborazione durature.
Vi aspetto su Valory App per parlare e confrontarci sul tema
La più bella forma d’arte? Noi che ne siamo i restauratori.
É nostro dovere salvare il Pianeta in un periodo di difficoltà come questo.
Come ci spiega l’esperto in ambiente, innovazione nonché Responsabile della Sostenibilità di Enel Global Power Generation Giovanni Tula: “senza sostenibilità non si potrà mai parlare di progresso”.
Quindi noi tutti, i giovani in particolare, dobbiamo prenderci la responsabilità di cambiare le cose, costruendo un futuro al passo con le nostre idee e i nostri sogni.
Basta modificare alcune delle nostre abitudini quotidiane per determinare un enorme cambiamento.
Non sei ancora convinto di volerlo fare?
Sono Jessica Stella, 17 anni e ho scritto per Valory questo articolo intervista nel quale capirai tutti i vantaggi e i motivi per approcciare uno stile di vita eco-friendly.
1.Può spiegare ad un giovane che attività svolge come responsabile della sostenibilità all’interno di Enel global power generation?
La sostenibilità, oltre a rivestire un carattere valoriale, sta diventando sempre più un elemento di vantaggio competitivo e, come tale inizia a entrare nel cuore delle strategie aziendali. Di conseguenza anche il ruolo del “responsabile della sostenibilità” si sta evolvendo verso una figura eclettica in grado di lavorare a più livelli: dall’ormai consolidata attività di coinvolgimento delle comunità locali attraverso progetti di sostenibilità sociale e ambientale mirati a condividere con loro il valore creato dalle nostre attività, fino all’interazione con gli stakeholder finanziari (che sempre di più basano le proprie decisioni di investimento non solo su sulle performance economiche dell’azienda ma anche quelle sociali e ambientali), passando per la definizione di strategie e strumenti che consentano all’azienda di migliorare continuamente la sostenibilità dei processi e dei prodotti.
2. Sarebbe possibile basarsi sul solo utilizzo di fonti rinnovabili per l’energia elettrica che consumiamo quotidianamente, o ci sono caratteristiche negative in queste tecnologie che ne impediscono l’utilizzo?
Le tecnologie per la generazione di elettricità da fonti rinnovabili hanno raggiunto una maturità tale, da renderle competitive sotto tutti i punti di vista. Il solare fotovoltaico e l’eolico, si sono infatti aggiunti all’idroelettrico nella lista delle tecnologie più economiche che domineranno il mercato nei prossimi anni. Oggi un pannello fotovoltaico costa quasi il 90% in meno di quanto costava dieci anni fa e una turbina eolica on-shore quasi il 50%, e questo fa sì che nella maggior parte dei mercati sia più conveniente generare elettricità da fonti rinnovabili che costruire nuovi impianti a carbone. Questo passaggio da una mix energetico basato su fonti fossili ad uno basato su fonti rinnovabili a zero emissioni di CO2, si chiama transizione energetica. Come ogni transizione anche questa richiede degli accorgimenti tecnologici per garantire la stabilità del sistema elettrico (ad esempio sarà sempre più necessario installare dei sistemi di accumulo come le batterie), ma avrà anche degli importanti impatti di carattere sociale: e per tornare al ruolo del responsabile della sostenibilità, è nostro compito aiutare l’azienda a mettere in atto tutte quelle attività che serviranno a rendere questa transizione giusta, ovvero accompagnare i territori, i fornitori, i dipendenti che verranno impattati dalla chiusura degli impianti a carbone verso nuove forme di sviluppo.
3.In cosa consistono le tecnologie che permettono di utilizzare l’energia marina, e quali sono i vantaggi?
La tecnologie per la generazione di energia elettrica dal mare si raggruppano essenzialmente in due macro categorie: quelle che sfruttano l’energia delle maree (tidal energy, in inglese) e quelle che sfruttano l’energia delle onde (wave energy). Il vantaggio di questa forma di energia, specialmente quella delle onde, è che è immensa, presente in moltissime parti del mondo e anche molto prevedibile, e quindi in grado teoricamente di complementare le fonti solari e eoliche. Teoricamente, perché purtroppo le tecnologie marine non hanno ancora raggiunto la maturità tecnologica necessaria alla loro industrializzazione (la maggior parte sono ancora in fase prototipale) né tantomeno quella economica. In sintesi, è importante investire nella ricerca e nello sviluppo vista l’enorme disponibilità della risorsa marina, me è presumibile che ci vorranno ancora diversi anni prima che questa diventi una fonte di energia di uso comune.
4. A che punto siamo con lo sviluppo sostenibile in Italia rispetto agli altri Paesi?
Sul fronte energetico, l’Italia sta andando nella direzione giusta, ha infatti adottato un Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) con cui ha definito ambiziosi obiettivi di sviluppo delle energie rinnovabili che al 2030 dovranno coprire il 55% della domanda di energia elettrica. Ma definire degli obiettivi non basta per diventare sostenibili, è necessario che tutto il sistema Italia vada nella stessa direzione e lavori alla rimozione di quegli ostacoli che ne potrebbero impedirne il raggiungimento. Un esempio? I tempi lunghi e incerti per il rilascio delle autorizzazioni necessarie alla costruzione degli impianti eolici e solari: con il passo attuale si rischia seriamente di non riuscire a raggiungere i target del PNIEC.
Questo esempio vale anche per spiegare un concetto più generale: la sostenibilità riguarda molti degli ambiti dall’uso delle risorse naturali in modo più efficiente, la progettazione di beni in ottica circolare, la mobilità sostenibile, il consumo responsabile e via dicendo. Il minimo comune denominatore di tutti questi ambiti è che se si vuole davvero perseguire un progresso sostenibile per garantire equità tra le generazioni presenti e future, è necessario oggi accettare la necessità di un cambiamento e che non è più possibile continuare a perseguire i tradizionali modelli economici e sociali . Ognuno di noi, come individuo o come parte di un’organizzazione deve fare la propria parte, partecipando attivamente a questo cambiamento, anche se a volte può costare fatica, perché significa cambiare abitudini, oppure generare timore.
5. Adottando un’economia circolare e impiegando energia proveniente da fonti 100% rinnovabili come si evolverà il mondo lavorativo?
E’ difficile prevedere oggi l’evoluzione che avrà il mondo lavorativo. Rispetto al passato in cui tutto era molto più stabile e c’era molta più continuità tra i lavori svolti da generazioni diverse, le grandi trasformazioni che stiamo vivendo (oltre a quella energetica pensiamo solo al fenomeno della digitalizzazione), e le sfide che abbiamo di fronte a noi (prima fra tutte quella ambientale) rendono il mercato del lavoro molto fluido. Chi inizia oggi un percorso universitario, è probabile che una volta terminato il ciclo di studi possa andare a svolgere un lavoro che oggi non esiste. E’ importante quindi, a mio avviso, sviluppare la capacità di adattarsi ai cambiamenti attraverso il continuo studio e apprendimento lungo tutta la carriera lavorativa. Se da una parte questo potrebbe sembrare uno svantaggio rispetto al passato, in realtà è uno stimolo continuo che renderà il lavoro sempre più interessante.
6. Le piace coinvolgere i giovani nei progetti per garantire uno sviluppo sostenibile? Se sì, come?
In un quadro come quello che ho descritto prima, di continui cambiamenti, i giovani giocano un ruolo fondamentale, perché possono contribuire a costruire un futuro con meno pregiudizi dettati dall’esperienza passata e quindi in grado di spingere e realizzare le trasformazioni necessarie per creare un progresso che sia più sostenibile di quanto non lo sia stato sinora. In Enel abbiamo adottato un modello di innovazione aperto all’esterno (open innovation) attraverso cui cerchiamo collaborazioni che portino idee e soluzioni che ci aiutino a vincere le sfide tecnologiche e di sostenibilità che ci pone la transizione energetica, di cui abbiamo l’ambizione di essere leader. Tra i diversi canali di collaborazione, la piattaforma di crowdsourcing openinnovability.enel.com, ad esempio, consente a chiunque di proporre soluzioni o rispondere alle challenge che periodicamente pubblichiamo.
7. Secondo lei l’utilizzo di strumenti di comunicazione responsabile come Valory, può contribuire a diffondere più velocemente tra i giovani la cultura di uno sviluppo più sostenibile?
Certamente, parlare di sostenibilità e creare una cultura e una sensibilità collettiva sono elementi necessari per creare il terreno adatto per una svolta verso un progresso sostenibile. Solo attraverso la conoscenza e la sensibilizzazione si arriverà a interiorizzare che senza sostenibilità non si potrà più parlare di progresso.
Ora che conosci di più il tema della sostenibilità ambientale, non aspettare!
Il momento giusto per iniziare il cambiamento è adesso. Ti aspetto su Valory per condividere le azioni che potremmo intraprendere insieme.
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