“Ridare quello che si prende: questa è la vera sostenibilità”
“L’ambiente è quel qualcosa che ci include tutti: volenti o nolenti!”: questa è la frase che mi è rimasta impressa dalla video intervista con il dott. Stefano Bassi.
Environmental community organizer di Patagonia, si occupa delle comunità di attivisti presenti nel territorio. L’azienda Patagonia, per cui lavora, è un chiaro esempio di partecipazione attiva dentro un ecosistema: il loro messaggio aziendale è esplicito: “We’re in mission to save our planet”; ma quello che mi ha sorpreso ancora di più è la capacità di concretizzare e di rendere tanto esplicito anche il loro pensiero nella realtà: avendo cura non soltanto dell’ambiente, ma anche delle persone che operano, o meglio cooperano in questo grande sistema, che il nostro pianeta.
Dopo esser venuto a conoscenza di questo incredibile operato, mi sono posto una domanda: “Come è possibile anche per noi cittadini partecipare in modo attivo e fruttuoso in un (eco)sistema di cui ne facciamo parte?”-e anche-“Come si può aumentare la consapevolezza, e di conseguenza la nostra attenzione riguardo il pianeta Terra?”.
Questi sono soltanto alcuni dei punti trattati in questa intervista:ricca di preziose testimonianze e consigli e, se anche voi siete curiosi di sapere le risposte a questi quesiti, non vi lascio che all’intervista.
Buona lettura!
Può raccontarsi alla nostra community Valory approfondendo il suo background e il suo ruolo attuale nell’azienda Patagonia?
Dopo gli studi in Scienze ambientali e una decennale esperienza lavorativa in montagna, sono approdato nel 2007 a Patagonia, nel negozio di Milano, e mi è sembrato da subito naturale occuparmi degli aspetti ambientali. Oggi parte del mio lavoro consiste nel consolidare e nutrire le comunità di attivisti e altri attori che a vario titolo partecipano allo scenario ambientalista, attorno ai negozi italiani.
Vedendo le sue esperienze lavorative si può notare il suo forte legame con la natura e l’attenzione verso le tematiche ambientali. C’è stato un momento particolare nella sua vita nel quale è scaturito in Lei questa profonda connessione con la natura?
Non riesco a trovare un punto di svolta, direi che è stata una specie di presa di coscienza graduale. Credo che l’aver passato molto tempo in montagna da piccolo e fino alla tarda adolescenza, soprattutto d’estate e in un luogo poco frequentato che mi concedeva libertà di esplorazione abbia molto influito nelle scelte che ho preso in seguito.
Nella video intervista il dott. Bassi ci parla di come quei momenti a contatto con la natura siano stati importanti per la sua persona, proprio perché in quelle escursioni stava alimentando, non del tutto consapevolmente, la sua passione.
Da questo aneddoto ho compreso anche un messaggio implicito che vorrei condividere: comprendere il perché ci piacciono le cose e anche come migliorare tali abilità è un passaggio imprescindibile per poter realizzarci pienamente. Credo inoltre, che migliorare un talento che abbiamo, e poi donarlo per aiutare gli altri sia un obiettivo da raggiungere per ognuno di noi.
Lei lavora nell’azienda Patagonia, impresa green che si occupa del settore tessile: settore come ha detto Lei con una grande impronta ecologica, come pensa quindi che questo atteggiamento imprenditoriale virtuoso possa essere riprodotto in larga scala?
Uno dei motivi per cui facciamo quel che facciamo è dimostrare che è possibile fare business in modo florido e allo stesso modo responsabile. Le buone pratiche sono sempre replicabili, occorre solo la volontà di farlo.
Patagonia si impegna in campagne a stretto contatto con le associazioni anche più piccole.
Una delle più significative per il dott. Bassi, è stata la campagna “Blue Heart” per la salvaguardia dei fiumi nei Balcani dalle possibili costruzioni di dighe per produrre energia idroelettrica.
La fonte energetica sopracitata non è così ecosostenibile come si pensa e, se vuoi sapere di più riguardo il perché di questo e ti incuriosisce la campagna “Blue Heart” ti lascio alla fine dell’articolo dei link utili.
Pensa che ci sarà un incremento nel settore lavorativo dei cosiddetti green jobs, cioè tutti quei lavoro legati alla sostenibilità ambientale? Ha qualche consiglio per i giovani che vogliono intraprendere un percorso lavorativo di questo tipo?
Di sicuro il mercato del lavoro si sta muovendo verso posizioni sempre più legate alla sostenibilità, in senso lato. Le aziende, volenti o nolenti, dovranno sempre più intraprendere un qualche passo in questa direzione. Se posso dare un consiglio, a parte ovviamente tenere gli occhi bene aperti riguardo le possibilità che si possono cogliere, è che ed essendoci margine per la creatività c’è una vera e propria possibilità di crearsi un lavoro su misura.
Gli School strikes for climate sono stati un esempio di attivismo per il clima nell’ultimo periodo, e vedendo anche la Sua partecipazione in questo settore, volevo porLe questa domanda: come questo fenomeno può essere utilizzato per portare qualche concreto cambiamento nella nostra società?
ll fenomeno dei Climate Strikes ha avuto senza dubbio il merito di aumentare la consapevolezza attorno al tema della crisi climatica, e di allargare la piattaforma di attori che possano prendere attivamente parte al movimento attivista. Naturalmente manifestare e basta non è sufficiente, occorre che le nuove generazioni possano attivamente portare le proprie istanze (che sono poi quelle di tutti) nelle camere del potere. Per far questo, noto che i movimenti nati dal basso stanno cercando di organizzarsi in modo più funzionale, per essere più efficaci.
Proprio come dice il dott. Bassi per dare risultati tangibili serve molto più che una sola manifestazione. Solo tramite proposte serie, che partono da associazioni con uno scopo chiaro, si può pensare di fare veramente “la differenza”. Un esempio che è stato riportato da Stefano Bassi è il progetto di “Ritorno al futuro” di “Fridays for Future Italia” che con l’aiuto di scienziati ed esperti ha proposto al governo un piano di rilancio a livello ambientale.
Pensa che utilizzare strumenti di comunicazione responsabile che stimolano comportamenti proattivi come ValorY possa essere utile anche per aziende come la vostra che vogliono instaurare con la next generation un rapporto più empatico e di consapevolezza verso l’Ambiente?
Di sicuro. Le giovani generazioni sono molto più attente alla salvaguardia ambientale e alla giustizia sociale di quanto non lo sia stata – per esempio – la mia. Rappresentano quindi la base più solida su cui costruire comunità non solo di clienti, ma di attivisti che partecipino alle prese di posizione che le aziende assumeranno in questi ambiti. Quindi fornire strumenti di comunicazione che parlino il loro linguaggio – il vostro – è fondamentale.
“L’outdoor” inizia fuori dalla nostra porta di casa”, questa è l’immagine che spero vi possiate ricordare: per essere in contatto con la natura non ci si deve trovare per forza in un paesaggio fluviale dei Balcani, tutto inizia anche dal nostro giardino, anzi neanche! Tutto inizia da dove viviamo: cioè la città, dove paradossalmente, la natura sembra non esserci!
Ma è proprio in questo posto dove possiamo manifestare il nostro vero amore nei confronti dell’ambiente: soltanto salvaguardando prima il luogo dove passiamo la maggior parte del nostro tempo potremmo far comprendere a tutti la bellezza di quello che ci è stato donato.
Perché come disse Dostoevskij: “La bellezza salverà il mondo” e la salvezza non verrà da luogo straordinario ma inabitato, bensì, se giungerà, sarà proprio dal posto più inaspettato e a tratti inconcepibile”.
Altri approfondimenti si possono trovare nella video intervista su valory app.
sito campagna “Blue Heart” https://blueheart.patagonia.com/intl/it/
sito progetto di “Ritorno al futuro” (“Fridays for Future Italia”) https://fridaysforfutureitalia.it/ritorno-al-futuro-1/
Diego Patrizio