“Passione e dedizione. Giornalisti si nasce?!”
Ciao a tutti, sono Valentina,
ho 28 anni e sono una ragazza che scrive articoli su giornali cartacei e su una piattaforma web. Da oggi sono su Valory per raccontarvi un po’ quello che è il mondo del giornalismo di oggi in Italia. Quando Simona mi ha chiamato, dopo aver visto il mio profilo Instagram e la pagina Facebook di People’s Voice, dove intervisto e racconto i giovani con progetti, idee e sogni, ho accettato di buon grado la sua proposta. Sostengo i propositi di Valory, li ritengo molto importanti al giorno d’oggi e sono super felice di farne parte.
Sicuramente, letto l’incipit della presentazione, starete pensando “ah, beh sei una giornalista!”.
Si, vero, quando mi presento agli altri e non ho la possibilità di utilizzare dieci secondi del tempo disponibile per dire questa frase, mi definisco “giornalista”.
Ma, al di là della parola stessa, (la paura di un nome non fa che incrementare la paura della cosa stessa, si cita nella saggia saga di Harry Potter – di cui sono una super fan ndr.) il giornalista, prima di essere un intellettuale, una persona colta, uno studioso, un appassionato di geopolitica, di sport, di moda etc, è, fondamentalmente, una persona rimasta ferma alla fase dei “perchè” attraversata dai bambini piccoli.
Il giornalista è una persona curiosa. Punto. Un uomo o una donna che ad ogni sguardo, ad ogni azione, comportamento, avvenimento, si chiede prima di tutto una cosa “Perchè?… Perchè è successo questo? Perchè quel tale ha detto così?”.
Una volta scoperto che la tua passione primaria, prima ancora della tua sopravvivenza base – (tipo mangiare e bere – quelle ti ricordi quando ti brontola la pancia o hai la gola secca, prima la tua testa è altrove, non di certo focalizzata sul tuo stomaco) – è quella di dare una risposta a tutti questi “Perchè”, e che l’unico modo per darne sfogo è quella di diventare un giornalista, sappi che dovrai affrontare la tua prima grande sfida: “Il cellulare che squilla!”.
Si, davvero, a te che vuoi diventare giornalista dico: benvenuto nel club!
Ora scrivo per alcune testate locali, mi occupo di cronaca, di tutti i colori, una cosa “tranqui”, visto che al mondo oggi, ne succedono davvero di tutti i colori, talvolta anche di cultura, ma l’inizio del mio percorso lavorativo in quest’ambito è stato… rullo di tamburi… nella moda!
Ed è lì che ho capito davvero che prima di saper scrivere correttamente un articolo, inserire le 5 W, la regola delle regole, la regina, la base delle basi, (Who? Chi?, What? Che cosa?, When? Quando?, Where? Dove?, Why? Perché?), bisogna alzare il telefono, attendere che qualcuno ti risponda, fare le domande del caso, dritto al punto, scrivere quanto detto. Potrà sembrare banale, ma le prime volte, in quelle telefonate, c’è tutta la tua vita. Il cuore ti batte all’impazzata (e se dico castronerie?), la salivazione è pari a zero (e se non ricordo come mi chiamo?) e il sudore alle mani aumenta (ma se ci sono – 10 gradi com’è possibile? scusate accendiamo l’aria condizionata?) ogni singolo squillo equivale ad un tuo respiro che viene a mancare. E poi, dall’altro capo della cornetta, ecco la risposta. Ah, il sollievo di iniziare, dopo qualche momento di titubanza, che felicità!
Una volta superato l’approccio telefonico, si passerà ad un altro tasto dolente: la stretta di mano, l’intervista “face to face”.
Se mentre state leggendo questo scritto, siete seduti e in parte a voi avete carta e penna, prendete appunti: stringi forte la mano dell’intervistato, guardalo negli occhi. Ripetiamo assieme. Stringi forte la mano dell’intervistato, guardalo negli occhi. Non è una sfida, non sei tu giornalista vs politico di turno (cito i politici perchè di solito sono quelli che all’inizio intimoriscono di più, vi sfido a sentire “modifica di bilancio” quattro volte in una frase di dieci parole e capire dove inserirla nel testo, eh!). Ma non dovete nemmeno sentirvi inadeguati, pensare di essere di meno della persona che andate ad intervistare. Fondamentale, se volete fare il giornalista, è sentirvi alla pari, esattamente sullo stesso livello. Certo, vi suderà la mano, sicuramente di più dell’intervista telefonica, ma è un gesto che va fatto. Quindi, spalle dritte, educazione, forte stretta di mano, e via con l’intervista.
Se nel leggere queste caratteristiche basi, l’essere di un giornalista, hai sentito qualcosa, proprio in centro, qui, nel petto, ti stai già immaginando in una redazione, circondato da telefoni che squillano, se ti senti pronto a girare un po’ come una trottola per intervistare le varie persone e dare una risposta ai tuoi “perchè”, beh, qui la mano collega!!
Essere giornalista per me, vi sembrerà banale visto che sono di parte, è fare il lavoro più bello e difficile del mondo. Se anche tu entrerai in questo pazzo giro, credimi, avrai la possibilità di incontrare tantissime persone, svariate realtà, di raccontare storie, di farti nuove amicizie, di ridere fino a piangere, ma anche di piangere per davvero, di tirare fuori un coraggio che non sapevi di avere, di dedicare moltissimo tempo a tutto questo, di stare attenta, e soprattutto, capirai che dalle parole da te scritte deve sempre esserci solo una cosa fondamentale: la verità.
Ma queste sono tutte sfaccettature che vi racconterò nei prossimi giorni.
A presto
Valentina