Personal branding? Scopri i segreti per un perfetto posizionamento professionale con Alice Marmieri
Ti sei mai chiesto quali elementi vanno tenuti in considerazione per creare un perfetto personal branding? Sei come me un giovane che vuole mettere in risalto la propria professionalità?
Continua a leggere per scoprire i consigli di Alice Marmieri, Consulente Personal Branding e LinkedIn Expert nonché founder di Siamo Digitali.
Da oltre dieci anni Alice si occupa con successo di online marketing, ha lavorato per grandi multinazionali, quali Luxottica e Google, per poi iniziare un’attività imprenditoriale fondando Marte Digital che si occupava di formazione e consulenza in ambito digitale.
Da qualche anno si è focalizzata principalmente sulla formazione e sulla consulenza business to business, rivolta cioè a quei professionisti che intendono creare un proprio personal brand principalmente sulla piattaforma LinkedIn, per comunicare meglio la propria professionalità e ovviamente trovare clienti.
In occasione dei “Digital Innovation Days” ho avuto il piacere di intervistarla in qualità di Valory reporter, ponendole alcune domande sulla sua attività professionale e su come il suo operato possa anche essere d’aiuto a dei giovani che intendono creare il proprio Personal Branding.
- Nel mondo on-line è importante curare il Personal Branding, ovvero crearsi un proprio e ben definito posizionamento professionale. Quali sono i punti fondamentali da considerare nella creazione di una corretta strategia da seguire?
Innanzitutto, occorre conoscere bene i propri punti di forza e punti di debolezza. Mi piace definire il Personal Branding con una citazione del CEO (Chief Executive Officer) di Amazon Jeff Bezos: “è ciò che le persone dicono quando noi non siamo nella stanza.”
Il Personal Branding infatti, coinvolge tanti aspetti della nostra persona: la personalità, ciò che siamo, e quella che è la nostra immagine, quindi come ci abbigliamo, come sono i nostri capelli, se ci trucchiamo oppure no, tutto ciò che le altre persone possono vedere esternamente. Ovviamente, nel mondo online, l’immagine implica non soltanto come siamo noi, ma anche come sono i nostri asset digitali, ad esempio il nostro sito web e la nostra pagina LinkedIn.
Tramite tali asset mostriamo concretamente alle altre persone le nostre conoscenze e competenze; il principio fondamentale del Personal Branding è che si tratta della percezione che gli altri hanno di noi. È come a scuola, se noi ci siamo preparati bene ma durante le interrogazioni il professore non capisce quanto abbiamo imparato, alla fine c’è un problema: non possiamo avere un buon voto. Allo stesso modo, il Personal Branding implica essenzialmente comunicare il nostro valore intrinseco, portare agli altri le nostre competenze. Conoscersi bene e far percepire agli altri ciò che abbiamo dentro è sicuramente il primo tassello del Personal Branding.
Poi c’è la fase del creare valore, successivamente il comunicare, il donare in modo disinteressato quelle che sono le nostre competenze. Man mano che queste competenze vengono percepite in modo consistente da chi ci segue, si crea autorevolezza che poi si trasforma in fiducia.
Nel momento in cui andiamo a creare fiducia, siamo in grado veramente di poter costruire una relazione con le persone che ci seguono, che poi si trasforma in vendita, in business che è per noi motivante, che effettivamente ci appassiona, che amiamo. Questo si può fare solamente nel momento in cui non andiamo a mentire alle altre persone, ma doniamo il valore, veramente facciamo crescere gli altri. Una volta che si crea la fiducia, le persone diventano non solo dei followers, ma diventano parte di una community, si costruiscono veramente delle relazioni tali per cui sono gli stessi membri che diventano i tuoi ambasciatori e quindi la fiducia si trasforma veramente in un passaparola.
- Hai ricoperto ruoli di rilievo nel settore Digital & Innovation in Google e altre importanti aziende. Come sei arrivata a realizzare questi ambiziosi traguardi e quali discipline studiate durante il tuo percorso universitario e di formazione in ambito Digital ti sono state più utili durante il tuo percorso professionale?
Mi sono laureata più di dieci anni fa e devo ammettere che in realtà a quel tempo non si parlava ancora di Digital Marketing. Ho conseguito una laurea in Marketing Management in Bocconi e in Strategic Market Creation alla Copenhagen Business School. Non si parlava di Digital, però avevamo iniziato a trattare argomenti legati all’innovazione. Dopo aver lavorato in Luxottica, ho avuto la fortuna di essere assunta in Google, un’azienda che credeva anche nei giovani che non avevano un background digitale. Google è stata la mia scuola.
I tempi erano davvero difficili, non c’erano molti corsi. Il primo mese di lavoro era dedicato esclusivamente alla formazione, da lì è stata tutta passione, voglia di fare e quello che si chiama lavoro hands-on, che nel digitale è veramente importante.
A tutti i ragazzi che frequentano i miei corsi e a chiunque me lo chieda, io consiglio sempre di partire ovviamente dalla teoria, dai principi, occorre studiare sui libri, ma è necessario poi “mettere le mani in pasta”. Sbagliando si impara e quindi occorre costruire il proprio sito web, aprire il proprio blog, gestire il proprio account sui social media, creare un canale Youtube o qualsiasi cosa che ci permetta di conoscere gli strumenti digitali.
- Un giovane che non ha alcuna esperienza lavorativa, quali elementi del profilo LinkedIn deve ottimizzare al fine di essere maggiormente notato ed apprezzato dalle aziende?
Sicuramente una cosa importante è cercare di non utilizzare LinkedIn come un curriculum. Ognuno ha già il proprio CV, un foglio o comunque un pdf con le proprie esperienze, ma LinkedIn è un sito web e quindi vi si possono mettere presentazioni, video, tanti contenuti aggiuntivi veramente utili per far capire alle risorse umane e agli head-hunters che sei la persona giusta per fare quel determinato lavoro.
Nella presentazione iniziale occorre inserire una bella foto profilo perché viene visualizzata in qualsiasi attività tu faccia sulla piattaforma; è inoltre possibile personalizzare il tuo background di immagine gratuitamente. Nella headline devi mettere le parole descrittive per essere trovato, occorre mostrare che lavoro intendi fare utilizzando le parole chiave per cui vuoi essere trovato. Le parole chiave sono fondamentali ormai nel mondo digitale, stiamo parlando di SEO e di motori di ricerca sui social media.
Devi poi raccontarti nella sezione About (Informazioni), dove si ha molto spazio a disposizione, ma se sei agli inizi non dovresti scrivere più di una pagina, cercando di raccontare le tue esperienze. Io ho una prospettiva un po’ internazionale da questo punto di vista, mi ha lasciato il segno l’esperienza avuta in Google dove veniva valorizzata quella che è chiamata la “googliness”. L’aspetto extra-lavorativo era altrettanto importante rispetto a quello che facevi sul lavoro; diplomarti o laurearti con il massimo dei voti ma essere un secchione che sta solamente sui libri non era abbastanza. Praticare uno sport dopo il lavoro, suonare uno strumento, fare attività di volontariato, più le passioni erano “strane” più venivano valorizzate. Occorre dunque mettere in risalto anche quegli aspetti trasversali che hanno creato le tue competenze, non solo nel mondo del lavoro, oltre a mostrare le esperienze che hai avuto in campo lavorativo. Se si parte da zero è necessario comunque mostrare degli asset, cioè dei contenuti che effettivamente mostrino quello che sei in grado di fare. Per esempio, se qualcuno sta cercando un social media strategist, anche se non hai ancora lavorato in quel settore, un’ottima strategia per ottenere un bel profilo è inserire link che rimandano ai tuoi social media dove hai pubblicato contenuti intelligenti e accattivanti che ti danno visibilità.
- Come pensi che il Personal Branding evolverà in futuro?
Secondo me il personal branding diventerà sempre più importante. Racconto un po’ la mia esperienza. Ho visto nel mio percorso, dapprima come dipendente poi come imprenditrice ed ora come consulente, quanto sia importante il proprio personal branding e il fatto di “sapersi vendere”. Io che non sono mai stata una venditrice, che non ho mai amato vendere perché avevo la percezione del “venditore porta a porta”, ho trovato nel Personal Branding un’ottima soluzione perché in questo caso sono io che mi espongo, io fornisco il contenuto, io mostro che cosa so fare e tu decidi se ti piace oppure no. Si ribalta un po’ il meccanismo: da un marketing outbound, dove sono io che cerco i clienti, ad un marketing inbound, dove sono le persone che vengono da me.
Ormai le persone non si fidano più delle aziende in quanto esse spesso svolgono anche attività magari non in linea con i valori del proprio cliente, ma si fidano delle persone. Facciamo l’esempio di un avvocato che lavora in un grosso studio, se lavora bene con i suoi clienti, anche se cambia tale studio i suoi clienti lo seguiranno.
Il personal branding è proprio questo: una volta che hai creato fiducia, hai dato valore, le persone ti seguiranno e ti faranno da ambasciatori. Il Personal Branding diventerà sempre più importante proprio perché le persone vogliono parlare con altre persone, creare relazioni, essere ascoltate. Ci sarà davvero un’interessante evoluzione e spero che sarà la direzione giusta per dare valore a quello che è il potenziale di questa attività.
- Credi che un canale di comunicazione responsabile come ValorY possa aiutare i giovani nella costruzione del proprio personal branding? In che modo?
Assolutamente sì, come possono farlo tutte le attività che danno la possibilità ai giovani di avere più consapevolezza di quelli che sono gli strumenti e di mettersi in gioco.
Fare personal branding vuol dire comunicare online, esporsi, e spesso e volentieri quello che fa la differenza è la nostra unicità. Vanno dunque esposte anche molte di quelle che sono le nostre caratteristiche personali, ma sappiamo tutti che nell’era del digitale più ti esponi più puoi essere attaccato. C’è questo rischio e quindi occorre consapevolezza di quello che si sta facendo, è necessario far sapere che lo stiamo facendo per un determinato motivo e saper affrontare nel modo giusto le critiche che vanno benissimo se sono costruttive, se cioè c’è la possibilità di avere un confronto articolato, ma se sono solo insulti deliberati, si devono tranquillamente ignorare oppure eliminare per evitare il rischio che si autogenerino, cioè si alimentino con altri commenti negativi.
Mi piace molto l’idea di professionisti che mettono a disposizione dei giovani alcuni strumenti più responsabili dove trovare contenuti di valore. Io stessa ho lavorato qualche anno fa per un ente non profit che si chiama Mentors4U, dedicato a mettere in contatto gli studenti universitari, e adesso anche quelli delle scuole superiori, con professionisti che vogliono fare un po’ di give-back, cioè fare da mentori.
Quest’intervista sottolinea come il creare un proprio personal branding ben definito sia di grande importanza oggi, in particolare per noi giovani. Ognuno ha una propria unicità e social network come LinkedIn, se utilizzati e ottimizzati correttamente, possono essere un valido aiuto per il raggiungimento dei propri obiettivi di vita.
Anche su Valory puoi condividere le tue esperienze e le tue passioni, ti aspetto nella nostra Community per condividerle insieme.
Marco Gastaldi