Parte integrante, dal 2004, della scena giornalistica italiana e non solo, Damiano Crognali è tra le altre cose un reporter e un podcaster. Dal 2018 è corrispondente dal Golfo per l’Agenzia Giornalistica Italiana, ruolo che lo ha portato a vivere in Kuwait e seguire accadimenti in Arabia Saudita, Emirati Arabi e Iran.
È domenica mattina quando ci propone la videochiamata per l’intervista, e il primo pensiero è un comprensibilissimo “Ma di domenica? È socialmente accettabile?”. In qualche parte del mondo, sì. E quando vivi a Kuwait da un po’, circondato da persone con una settimana organizzata diversamente, inizi ad abituarti a uno spazio-tempo diverso, come un supereroe che scavalca il limite tra dimensioni per divertimento.
Una domenica prima di pranzo, quindi io, Vera Lazzaro, studentessa di Lingue per l’impresa all’Università Cattolica di Milano, nelle vesti di #valory reporter, ho parlato con Damiano di podcast (soggetto del suo ultimo libro nonché fenomeno in continua crescita a livello globale) e della situazione lavorativa italiana, soprattutto in ambito giornalistico.
Il podcast può sostituire il giornalismo (cartaceo e/o digitale) in un mondo in corsa?
Il podcast porta dei vantaggi indiscutibili, dal punto di vista del giornalismo. Prima di tutto, puoi essere da solo ad operare, o in un team di due persone, e il processo è più veloce, permette di competere con le radio, con i grandi media. Non è da sottovalutare la possibilità di invadere meno la privacy delle persone, un argomento molto sensibile, a cui prestare attenzione, soprattutto nei tempi che viviamo. Un ulteriore vantaggio è il poter utilizzare il podcast anche in mobilità: d’altronde è a tutti gli effetti “cinema per le orecchie”. Viviamo nell’epoca del multitasking e, pur non apprezzando troppo questo aspetto del vissuto quotidiano, ammetto che il podcast è il mezzo di comunicazione giusto per questo periodo storico.
Quali differenze sostanziali di funzionamento ci sono tra YouTube e i vari sistemi di diffusione di podcast? Quale sistema avrà più successo in futuro, sulla base dei dati odierni?
YouTube, per quanto riguarda i podcast, è una piattaforma di diffusione come un’altra. YouTube tratta soprattutto video, funziona “male” per i podcast, ma utilizzando il giusto titolo non è improbabile ottenere qualche click perché c’è una community attiva molto grande. Lo strumento migliore, ad oggi, per un podcaster italiano è Spotify. Il capo attuale della sezione Spotify Sud-Est Europa è Federica Tremolada, che qualche anno fa era a capo di YouTube e ha sottolineato spesso l’importanza di crearsi una fanbase. Spotify ha un vantaggio competitivo enorme, poi, perché sta investendo grandi cifre e ha creato un ecosistema particolare che porta il 60% del traffico audio odierno proprio su questa piattaforma. Ad oggi, poi, Spotify non rende esternamente visibili le persone che decidono di seguire un creatore, il che è un vantaggio: come su YouTube, per crescere rapidamente è meglio non mostrare la fanbase finché non diventa grande abbastanza da essere una sorta di “riprova sociale”.
Cos’è più effettivo per raccontare un viaggio? Il video perché mostra, o il podcast perché stimola la fantasia e la voglia di avventura?
Premessa: i due pubblici sono completamente differenti. Chi guarda video di viaggi vuole vedere determinati posti, mentre per quanto mi riguarda credo che l’audio sia più simile a uno strumento di scoperta. Uno dei miei podcast racconta l’emergenza COVID-19 in Medio Oriente, ma non si limita a questo, e descrive anche i luoghi. Parallelamente, su YouTube, racconto il Medio Oriente, ma anche posti più vicini, come l’Abruzzo. I pubblici, ripeto, sono completamente diversi. Se ne sono resi conto anche Netflix e HBO: Netflix si occupa principalmente di video, ma crea podcast per intercettare il pubblico, più piccolo e settoriale, che preferisce l’ascolto alla visione; HBO fa podcast rivisitando le serie televisive in un linguaggio più adatto all’ascolto.
C’è una tendenza, oggi, a temere l’ambito professionale in seguito ad anni in cui ci è stato detto che senza essere raccomandati non si andrà da nessuna parte. Lo scenario, ad occhio esterno, è effettivamente scoraggiante. Vista dall’interno, soprattutto dal punto di vista giornalistico, com’è la situazione?
Molto triste. Pochissimo tempo fa c’è stato il “concorsone”, a cui hanno partecipato tutti i giornalisti precari per entrare alla RAI come redattore “da 1200 euro al mese”. Per uno come me, una persona che viaggia, che ha bisogno di determinati mezzi, questa cifra è improponibile, ma ero comunque tra gli iscritti. Ogni volta che la RAI indice il concorso ci ritroviamo tutti lì, perché per chi vuole fare il giornalista è una bella sicurezza. Molti giornalisti e autori probabilmente si presenteranno anche al concorso del Ministero dell’Istruzione per diventare insegnanti, perché stiamo comunque parlando di uno stipendio fisso a fine mese. Sono fermamente convinto del fatto che lo stipendio fisso, certo, sicuro sia la morte di ogni creativo, ma non biasimo che si presenta a questi concorsi, perché sono il primo ad essere attratto da questa idea di sicurezza.
Valory porta ai suoi “Valoryes” possibili esperienze lavorative e non – come per me i DIDays – che non sono basate tanto sulla “fedeltà” al social, quanto più alla meritocrazia. Non conta da quanto tempo tu sia su Valory, dovrai comunque partecipare al concorso come tutti gli altri e mostrarti in grado. La meritocrazia esiste ancora in ambito lavorativo? O non se ne è mai davvero andata dallo scenario?
Io credo una cosa riguardo la meritocrazia: chiunque ce la fa, anche se è “figlio di”, si è impegnato tanto. Essere “figlio di” non basta per mantenere una posizione. Se conosco molte persone nel mio ambito lavorativo ma non sono in grado di fare una cosa per bene, allora nessuno mi chiamerà per quella posizione. Può capitare che qualcuno parta da una posizione avvantaggiata, non lo metto in dubbio, ma per camminare deve essere bravo. Essere raccomandato, in un mondo super-competitivo come il nostro, non basta: devi darti da fare ogni giorno e amare quello che fai, capendo le regole del gioco.
Ottenere notizie il più possibile “pure”, oggettive. È una possibilità al giorno d’oggi, quando ogni fonte sembra essere guidata da preconcetti, “bias” e simpatie politiche?
Nel momento in cui passi l’esame da giornalista la prima regola che devi imparare è: “Il giornalista non dice la verità, dice qualcosa di verosimile”, perché non è possibile riprodurre la verità. Il giornalista tifoso del Milan non potrà mai avere una valutazione oggettiva durante una partita tra Milan e Inter. L’oggettività non esiste: mostrare delle immagini in un video, utilizzare un tenore di voce in un podcast, sono entrambi filtri soggettivi. La mia religione, per come io la vedo, è diversa da come la vede un’altra persona che ha il mio stesso Testo Sacro. L’oggettività non è fattibile, e questo è un concetto a cui tengo tantissimo. La mia tesi di laurea era su “Il giornalismo di precisione”, e al suo interno affermavo la possibilità di un matrimonio tra oggettività e giornalismo attraverso l’uso corretto dei dati. Il giornalismo di precisione, che si occupa di statistiche, dati ed esperimenti sociali, è vicino all’oggettività, ma ad anni di distanza non credo più che qualcosa di simile sia fattibile. È importante, secondo me più del tentativo di raggiungere l’oggettività, e per per rispetto di sé stessi e dei propri valori, creare un prodotto di cui essere orgoglioso.
Insomma, il podcast è una nuova frontiera, un mondo ancora da esplorare e, soprattutto, da vivere e nutrire le idee. È un mondo che possiamo tenere in tasca, un’ulteriore evoluzione della realtà digitale in cui viviamo, una possibilità in più per un animo creativo deciso a mettersi alla prova. Alla fine, c’è sempre una nuova storia da raccontare.
Manca poco all’evento più esclusivo del digital marketing: arrivano i DiDays, il 29, il 30 e 31 ottobre. Uno spazio totalmente digitale, con 11 sale a tematiche “verticali” allestite per affrontare le questioni più interessanti e recenti del marketing e della tecnologia con professionisti di alto livello.
Valory, attraverso il #VALORYDIDAYSREPORTER CONTEST, ha offerto la possibilità a 5 VALORYERS di dimostrare il loro entusiasmo sul tema dell’innovazione, attraverso la produzione di originali video-interviste e articoli-intervista agli speaker che parteciperanno ai #DiDays2020, accompagnati da un percorso di formazione e confronto insieme alla nostra blogger Linda Lato.
In questo articolo vi vogliamo parlare di loro. Li abbiamo intervistati per dare voce ai veri protagonisti, i giovani, e scoprire chi sono e come hanno vissuto questa esperienza dimostrando energia, impegno e coraggio. Hanno avuto la possibilità di sperimentare la conduzione di un’intervista verso professionisti di alto livello, hanno scoperto le variabili di un’intervista e superato l’imbarazzo della telecamera, hanno preparato scalette d’intervista e domande, hanno elaborato articoli cercando uno stile personale. Attraverso i loro lavori, che pubblicheremo prossimamente, leggerete e coglierete la loro curiosità verso il mondo che li aspetta e al quale si affacciano con la voglia di capire, per agire nel modo più efficace per raggiungere i propri scopi e realizzare i propri sogni.
@Marco Gastaldi
Mi chiamo Marco Gastaldi e ho 24 anni. Sono appassionato di tecnologia e innovazione digitale. Dopo aver conseguito il diploma di maturità linguistica, mi sono approcciato al mondo della comunicazione digitale frequentato un Master presso l’istituto di formazione Digital-Coach a Milano; in seguito ho verticalizzato le mie competenze tramite corsi on-line più specifici sulla SEO. Mi piace molto tenermi aggiornato e investire sulla mia formazione professionale partecipando a eventi di settore. Spero che la mia passione per le nuove tecnologie possa in futuro diventare la mia professione.
Perché hai deciso di partecipare a un contest Valory? Ho deciso di partecipare a questo contest ValorY in quanto il mondo del Digital mi affascina e non vedo l’ora di divulgare la mia passione attraverso articoli e interviste agli speakers dell’evento Digital Innovation Days, scoprendo così anche di più sulla loro professione.
Come hai scelto gli speaker da intervistare? Tra i molteplici speakers che saranno presenti all’evento, mi sono focalizzato su quelli che afferiscono all’area tematica del Digital Marketing, disciplina che sto approfondendo con vari corsi, scegliendo Luca Mastella, Learnn, Alice Marmieri, Personal Branding expert, Valentina Bella, Virgin Active e Stefano Saladino di Mashub.
Cosa ti ha dato maggiore soddisfazione in questa esperienza?
Questa esperienza è stata per me un’ottima possibilità di lavorare da remoto in un team. Le distanze fisiche si abbattono, le skills e le esperienze di ognuno contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi. Avere inoltre la possibilità di apportare il mio contributo alla realizzazione di interviste a professionisti che operano nel settore di mio interesse, è stato ancora più gratificante.
Qual è stata la più grande difficoltà e come l’hai affrontata?
La difficoltà più grande che ho incontrato è stata vincere l’emotività ma il desiderio di stabilire una relazione con gli speakers ha assunto un ruolo più importante.
Puoi sintetizzare in una frase questa esperienza da reporter?
L’esperienza da reporter mi sta offrendo la possibilità di mettermi in gioco, relazionandomi all’interno di un gruppo di lavoro eterogeneo dove l’esperienza di ognuno è preziosa.
Descrivi con una frase cos’è VALORY per te. Per me ValorY è un valido strumento attraverso il quale i giovani possono scoprire le loro passioni attraverso esperienze concrete, mettendosi alla prova con i vari contest, essere guidati da psicologi esperti nell’orientamento professionale e mettersi in contatto con aziende alla ricerca di personale da inserire nel proprio organico.
@Vera Lazzaro
Ho 19 anni e sono studentessa di Lingue per l’Impresa presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Oltre a scrivere per testate online come Change the Future e MadMass, sono un’amante della scrittura creativa e pianifico più storie di quante non sia possibile scriverne. Amo la fotografia, gli animali, e i viaggi.
Perché hai deciso di partecipare a un contest Valory? Il primo contest su Valory cui ho partecipato, e che poi ho vinto, è stato il #Dreams4Future, a cui ho partecipato seguendo la mia forse erronea filosofia di vita “o la va, o la spacca”. Ho saputo della partecipazione di Valory ai DiDays quest’estate, ma non avevo collegato la cosa a un ulteriore contest. Appena Simona me lo ha proposto, e ho letto il regolamento sull’applicazione, non ci ho pensato due volte (sempre per la mia famosa filosofia di vita) e mi sono iscritta.
Come hai scelto gli speaker da intervistare? Inizialmente ero ferma sulla decisione di scegliere solo due speaker, che sarebbero stati Damiano Crognali e Martina Rogato, poi però ho dedicato un po’ di tempo alla lista completa, e ho trovato un progetto decisamente interessante (We Road di Fabio Bin) e uno che, pur interessante a sua volta, mi ha mandata in confusione per la sua stessa essenza (South Working di Elena Militello). Visto che non c’è due senza tre, e a questo punto il quattro è un bonus, mi sono lanciata.
Cosa ti ha dato maggiore soddisfazione in questa esperienza?
Sicuramente la possibilità di avere carta bianca sulle domande. Le indicazioni di massima sono necessarie nel lavorare come media partner di un evento grande come lo sono i DIDays, ma non è scontato avere comunque modo di scrivere e porre le domande così da arrivare esattamente dove si vuole, senza prima dover passare attraverso controlli che possono essere (o anche solo sembrare) eccessivi. Nel confronto con i due speaker con cui ho potuto parlare ad oggi, posso dire, forse banalmente, di aver potuto far mio un altro punto di vista che non necessariamente avevo preso in considerazione prima.
Qual è stata la più grande difficoltà e come l’hai affrontata? Credo la mia più grande difficoltà fino ad ora, che sarà poi la stessa fino alla chiusura del lavoro da reporter, sia stato l’aspetto temporale. Tra l’università (che è online, sì, ma ha comunque orari al limite della follia) e i vari progetti che seguo in parallelo, trovare una giusta porzione di tempo da dedicare a Valory e alle interviste è un compito particolarmente tortuoso, ma il forte interesse mi spingerà a trovare il modo di organizzarmi al meglio.
Puoi sintetizzare in una frase questa esperienza da reporter? Impegnativa,ma stimolante.
Descrivi con una frase cos’è VALORY per te. Un asso durante una partita a carte. È quel qualcosa che non vedi arrivare, quell’iniziativa che magari al momento sembra utopistica e poco coerente con l’andamento odierno del mondo, e che poi svela essere sì diversa,ma capace di cambiare le cose – ancora in piccolo ma con un coinvolgimento sempre maggiore di giovani motivati.
@Diego Patrizio
Mi chiamo Diego, ho 15 anni e vado al liceo scientifico. Nel tempo libero mi piace sperimentare cose nuove: in questo ultimo periodo mi sono appassionato alla cucina e in generale al mondo del cibo e, in questi giorni sto partecipando al contest di Valory reporter per Didays. Questa però non è la mia prima esperienza con Valory, perché questa estate ho partecipato alla creazione di un cortometraggio. Posso dire che sono una persona piuttosto attiva, la quale si butta a capofitto nelle idee in cui vede un’opportunità di crescita! Mi piace molto anche giocare a tennis e fare l’animatore con i bambini.
Perché hai deciso di partecipare a un contest Valory? Ho deciso di partecipare a questo contest Valory perché innanzitutto è un’opportunità nuova dove posso imparare nuove abilità, come scrivere un articolo e fare un’intervista, ma anche approfondire tematiche di mio interesse, solo per dirne alcune tech food e sostenibilità ambientale.
Come hai scelto gli speaker da intervistare? Ho scelto gli speaker in base alle mie tematiche di interesse e in base alle descrizioni che mi colpivano e mi incuriosivano di più. Ho confermato, dopo una ricerca sul web prima di sceglierli definitivamente, Giacomo Stefanini di Water Giver, Andrea Montuschi di Great Place to Work e Stefano Bassi di Patagonia..
Cosa ti ha dato maggiore soddisfazione in questa esperienza? Quello che mi ha dato maggior soddisfazione sono state le interviste con gli speaker, ma anche tutto il lavoro di analisi e ideazione delle domande. Infatti, nonostante sia stato un processo laborioso, il fatto di sforzarmi a trovare domande il più creative e anche il più interessanti possibili mi ha dato un forte senso di appagamento.
Qual è stata la più grande difficoltà e come l’hai affrontata? Non ho trovato grandi difficoltà finora. Posso dire che la scelta degli speaker è stata complicata principalmente perché avrei voluto intervistare di più,ma dato il mio poco tempo materiale per poter svolgere tutte le interviste che volevo, ho ovviato al problema scegliendo gli speaker che veramente mi interessavano: non solo dal lato professionale, ma anche dal lato umano, che in qualche modo sono riuscito a percepire.
Puoi sintetizzare in una frase questa esperienza da reporter? Finora posso dire che la soddisfazione che si riceve da un lavoro ben fatto è veramente enorme. Questa esperienza è la conferma che per fare le cose bene bisogna essere costanti e impegnarsi tanto. La strada che porta all’articolo finito è tanta, ma non ci si deve spaventare! Perché è il processo in sé l’articolo: tutte le esperienze provate non potranno essere contenute e pienamente apprezzate in esso, e forse proprio per questa ragione, la realizzazione dell’articolo è resa ancora più magica.
Descrivi con una frase cos’è VALORY per te. Valory è un Community dove si può crescere e coltivare le proprie passioni parallelamente con i vari utenti online, ma anche allo stesso tempo viverle nella vita reale.
@JESSICA STELLA
Sono Jessica Stella, ho 17 anni, vengo da Plaino in provincia di Udine e studio all’istituto tecnico economico Zanon. Sono una ragazza creativa, determinata e con molti interessi: tra questi la cura dell’ambiente e della persona, di conseguenza il mondo della medicina alternativa e dell’alimentazione. Un’altra mia passione è l’arte. Mi piace partecipare alle attività che mi vengono proposte perché mi fanno conoscere persone e sviluppare nuove competenze. In particolare mi hanno segnato la realizzazione di un cortometraggio (avviato da Valory) e il progetto 120 secondi ideato da Friuli Innovazione. Secondo me bisogna sempre seguire i propri sogni e le proprie passioni e, perché no, buttarsi in nuove esperienze.
Perché hai deciso di partecipare a un contest Valory? Ho deciso di partecipare a questo contest (ma in generale mi piace partecipare ai diversi contest proposti da Valory) in quanto mi dà l’opportunità di sviluppare nuove competenze, approfondire alcune materie di mio interesse grazie a persone moltocompetenti nel loro ambito, conoscere persone nuove e ultimo, ma non perimportanza, mettermi alla prova.
Come hai scelto gli speaker da intervistare? Ho scelto gli speaker da intervistare basandomi sui miei personali interessi e suquelli di molti altri giovani oggigiorno. Mi sono concentrata su esperti in alcuniambiti come rispetto dell’ambiente, sviluppo sostenibile, creatività. Non nego che misarebbe piaciuto anche approfondire l’ambito food ma alla fine mi sono concentrata su Bruno Bertelli di Publics Worlwilde , Giovanni Tula, Enel Global Power Generation e Martina Rogato che intervisterò insieme a Vera.
Cosa ti ha dato maggiore soddisfazione in questa esperienza? Sono ancora all’inizio di questo contest ma la cosa che mi sta dando piùsoddisfazione per ora è la conoscenza di nuovi personaggi e il percorso di preparazione che sto compiendo.
Qual è stata la più grande difficoltà e come l’hai affrontata? Non nego che non è stato semplice scegliere solo alcuni tra tutti gli speaker che cisono stati proposti, dato che si tratta di persone molto competenti e con dei fantasticivalori, ma immagino che la difficoltà più grande sarà scrivere un articolo dato chenon mi sono mai cimentata in questa attività. Ma le sfide sono fatte per essere affrontate.
Puoi sintetizzare in una frase questa esperienza da reporter? E’ sicuramente un’esperienza diversa e stimolante. Se desideri qualcosa che non hai mai avuto, devi fare qualcosa che non hai mai fatto.
Descrivi con una frase cos’è VALORY per te. Valory è l’opportunità di esprimere se stessi e farsi conoscere con autenticità, attraverso le proprie passioni e interessi che possono solo aumentare in questa piattaforma ricca di stimoli.
@Samantha Zorzi
Sono una ragazza di 25 anni che ama l’arte, la natura, leggere, scrivere e la tecnologia. Sto studiando all’università PsicoEconomia, un percorso di studi che mi permette di unire le mie due metà quella più razionale con quella più emotiva per poter entrare nel mondo del lavoro della nuova economia. Ho sempre amato le innovazioni e ammirato quei sognatori che non smettono di credere nei propri sogni. Nel corso degli anni ho studiato Grafica e intervistato soprattutto scrittrici, ho partecipato al Web Marketing Festival che mi ha permesso di accrescere la mia cultura del mondo digitale. Mi fa molto piacere vivere questa nuova esperienza perché so che potrebbe darmi molto.
Perché hai deciso di partecipare a un contest Valory? Ho deciso di partecipare a un contest Valory per poter fare una nuova esperienza e per mettermi alla prova, ho sempre amato le sfide con me stessa perché anche se ho paura molte vittorie le ho avute proprio grazie a questo mio spirito di avventura, trovando il coraggio dentro di me per poter fare quel salto nel cosiddetto vuoto.
Come hai scelto gli speaker da intervistare? Ho scelto gli speaker da intervistare in base alle mie esperienze personali e al loro percorso trovando quelle esperienze simili per trovare un punto in comune della stessa realtà anche se le esperienze sono diverse. Per questo ho scelto speaker che parlano di libri e del personal branding nel mondo digitale come Greta Santi di Zoocom e Rossella Campisi di Lush e Irene Bosi di Martekers, nonchè la prof.ssa Francesca Romana Rinaldi dell’Università Bocconi.
Cosa ti ha dato maggiore soddisfazione in questa esperienza? A questa domanda non so rispondere in modo completo perché il mio viaggio non è ancora giunto a destinazione, sicuramente mi sta dando molte soddisfazioni a riguardo del coraggio che essendo per certi versi molto timida questa esperienza mi sta permettendo di crescere ancora di più aiutandomi a trovare la mia strada.
Qual è stata la più grande difficoltà e come l’hai affrontata? La paura saltando nel vuoto sicuramente ma l’ho affrontata sapendo di avere dei compagni di viaggio che mi avrebbero sostenuta.
Puoi sintetizzare in una frase questa esperienza da reporter? Abbi il coraggio di saltare nel vuoto e vivere la tua avventura.
Descrivi con una frase cos’è VALORY per te. Valory per me è crescita personale.
Avete letto quanta passione e impegno? Pensate sia facile? Non lo è! In questa intervista i nostri Valoryers ci hanno parlato dei loro sogni, dei loro interessi, delle loro perplessità e ci hanno dimostrato il loro coraggio rispetto al futuro.
Ci hanno espresso il desiderio di sperimentarsi in esperienze del tutto nuove per costruire nuovi significati alla loro Vita grazie alla condivisione.
Noi di Valory siamo qui per sostenere le loro aspirazioni.
Il successo è il risultato di un percorso di apprendimento, una pratica che dura tutta la vita. La situazione emergenziale che stiamo vivendo ha avuto una funzione di accelerazione in questo processo che ha visto un drastico cambiamento non solo organizzativo nelle aziende, ma soprattutto culturale. Nei casi di successo, le imprese hanno saputo cogliere nella difficoltà nuove opportunità, superando diffidenze e guardando a mercati nuovi e inesplorati.
L’edizione 2020 dei DiDays sarà focalizzata proprio su un’analisi delle idee vincenti di business nel digital marketing, utilizzando strumenti quali confronto e networking.
Scopriamo insieme, in questa intervista, cosa ci riserva la 7°edizione dei DiDays, il più grande evento italiano dedicato al Marketing Digitale e al Social Media Marketing e scopri come partecipare all’evento!
# Come nasce questo progetto e cosa significa far parte del team dei DiDays?
La manifestazione, prima conosciuta come Social Media Day Italy, nasce nel 2013 e quest’anno giunge alla sua 7°edizione.
È un evento pensato per raccontare la trasformazione digitale a 360° e per misurare gli impatti delle migliori strategie di digital Marketing nonchè delle nuove tecnologie sulla crescita e lo sviluppo del business.
La kermesse è rivolta a professionisti marketers digitali e non, che desiderano accrescere le proprie skills sul digital Marketing, dei principali strumenti di social media marketing e degli ultimi trend nell’ambito dell’innovazione tecnologica. Si tratta di un’opportunità unica per apprendere, fare networking e stimolare la curiosità, condividendo esperienze con professionisti di alto livello.
Per noi, che operiamo nel mondo degli eventi e del digital Marketing anche con altri progetti, è un osservatorio privilegiato verso tutti i settori del digital marketing e dell’innovazione e sulle ultime tendenze. Ci offre spunti fondamentali da utilizzare nelle strategie operative da adottare nei nostri progetti, oltre ad essere uno strumento preziosissimo di networking e scambio con i professionisti del settore.
# Qual è la vostra mission?
La nostra mission è fornire ai marketers e ai professionisti una visione generale, una fotografia attuale degli ultimi trend nell’ambito dell’Innovazione tecnologica e del digital marketing.
Desideriamo fornire un’opportunità unica per imparare, fare networking e stimolare la curiosità, condividendo esperienze con professionisti di alto livello, stringere partnership e aprire una finestra sul futuro.
Abbiamo voluto dedicare questa 7°edizione interamente ad approfondire gli approcci delle aziende nei confronti dello stravolgimento totale dovuto al lockdown. Questa edizione si focalizzerà sui casi di successo, tra cambiamenti e accelerazioni nel processo di digitalizzazione.
# Vista la situazione attuale, legata all’emergenza sanitaria, quali sono le novità per questa edizione 2020?
Per questa edizione, seppur a malincuore, è stato necessario spostare l’appuntamento online, non sapendo quale sarebbe stata la situazione a fine Ottobre e dovendo organizzare l’evento molti mesi prima. Con la nostra agenzia eventi 24 Pr & Events, abbiamo dato vita a una piattaforma online customizzabile per eventi in streaming, che sarà utilizzata durante la tre giorni dei Digital Innovation Days. L’evento sarà trasmesso online su live.digitalinnovationdays.com.
Un contesto digitale completamente interattivo dove gli utenti, oltre a seguire gli interventi, potranno anche spostarsi virtualmente da una sala all’altra ed interagire attivamente scrivendo commenti e spunti di riflessione sul Wall dell’evento. Inoltre, sarà possibile interagire con i relatori ponendo delle domande nella sessione live chat di Q&A, rispondere a sondaggi e contattare gli sponsor dell’evento.
La novità più importante di questa edizione sono le 11 sale verticali suddivise per tematiche, in modo che ogni azienda possa concentrarsi sugli argomenti di maggior interesse per il proprio settore di competenza. Social Media, Fashion Tech, Influencer Marketing, Innovation & Emerging Tech , Sustainability & Well Being, Web Marketing , Digital Marketing, Fintech & Payment, Formazione digitale, Health Tech, Food Tech e una giornata dedicata alle Startup; ogni sala avrà un proprio moderatore. Spostare l’evento online ci ha dato la possibilità di creare ben 11 sale tematiche verticali, anziché le 5 sale che sarebbero state disponibili se l’evento si fosse svolto “fisicamente” come gli anni passati. La modalità online inoltre è vantaggiosa perché non comporta limitazioni di pubblico e ci consente di essere raggiunti anche da chi vive in altre città.
# Cosa significa oggi “essere innovativi”?
In questo particolare momento storico, secondo noi una buona cultura aziendale rappresenta un punto di partenza per essere innovativi e di conseguenza è il punto focale per la ripresa post lockdown. Le aziende dovranno definire una strategia per ripartire. Sarà fondamentale la tempestività nel valutare nuovi progetti e strumenti per fronteggiare le nuove esigenze che la crisi ha presentato, oltre a studiare nuove strategie di ripresa. La cultura aziendale avrà un ruolo chiave per processi come smart working e procedure di comunicazione digitale.
Sarà altrettanto fondamentale mantenere uno sguardo attento verso le nuove tecnologie che stanno aiutando le aziende a sviluppare nuovi modelli di business e gestire le operation interne in modo diverso.
# Alla luce degli eventi passati e della vostra esperienza imprenditoriale, quali sono gli ultimi trend?
I marketers stanno comprendendo l’importanza del content marketing. Le aziende di conseguenza dovranno cambiare il loro approccio alla creazione di strategie di marketing collaterali, creando contenuti allineati al percorso e ai bisogni del cliente.
Gli annunci tendono ad essere targetizzati e pertinenti, mostrati in funzione delle abitudini di acquisto e della customer journey, attuando in seguito azioni di remarketing e retargeting. L’analisi dei big data è un punto focale e attraverso questi dati si punterà al marketing “Just in time” attraverso la marketing automation, per consegnare il messaggio giusto nel momento giusto.
# Quale parola potrebbe definire questa edizione?
Sicuramente “ripartenza”. In questo periodo di grande emergenza sanitaria ed economica, questo appuntamento dedicato al digitale e all’innovazione può rappresentare una chiave di volta per ripartire con uno spirito nuovo e orientato al futuro con ottimismo. Desideriamo fornire strategie e case-study di successo per infondere positività e strumenti utili per la ripartenza.
# La scelta di Valory come media partner pone l’evento all’attenzione anche dei più giovani. Qual è il valore aggiunto di questa scelta?
Trattando tematiche legate al digitale e all’innovazione, che saranno sicuramente i settori più coinvolti e in via di sviluppo, ci vogliamo rivolgere anche alle generazioni più giovani, che si troveranno maggiormente coinvolte nei processi futuri.
Desideriamo trasmettere loro le opportunità per il futuro mettendoli a confronto con chi opera nel settore.
# Quali sono le caratteristiche delle start up selezionate per partecipare ai Didays?
Già il nome della sala “Startup Digital vs Covid2019” indica come il focus di quest’anno sia su quelle start-up che hanno saputo offrire prontamente soluzioni utili per soddisfare i bisogni che il periodo di lockdown ha comportato.
Sono state selezionate sia start up che sono nate durante il periodo del covid per fronteggiare delle necessità specifiche derivanti da questa situazione, sia startup che erano già presenti, che con il covid hanno evidenziato maggiormente i propri servizi che prima non erano percepiti come necessari.
Vuoi scoprire come partecipare?
Con VALORY, media partner dell’evento, hai la possibilità di usufruire uno speciale sconto per l’acquisto dei biglietti !
Le startup rappresentano una risorsa importante per il nostro Paese, vanno incentivate e sostenute perché sono una fonte importantissima di sviluppo e ricerca per il nostro sistema economico e occupazionale.
Come ha impattato l’attuale situazione epidemiologica sullo sviluppo delle startup?
Il sito istituzionale del MiSE, il 24 luglio 2020, ha pubblicato on-line i dati della 16ª edizione del Rapporto trimestrale di monitoraggio (aggiornati al 30 giugno 2020) dedicato ai trend demografici e alle performance economiche delle startup. La fotografia che abbiamo dal Reportè che, al 30 giugno 2020, il numero di startup innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle Imprese – ai sensi del decreto-legge 179/2012 – è pari a 11.496, in aumento di 290 unità (+2,6%) rispetto al trimestre precedente. Le recenti startup innovative, avviate grazie alla modalità di costituzione digitale e gratuita, sono 3.167.
L’emergenza sanitaria, dunque, non ha fermato il desiderio di innovazione dei nostri imprenditori italiani che hanno potuto far nascere le proprie idee di startup tramite strumenti digitali anche durante il periodo di lockdown. Il forte aumento nella scelta della costituzione digitale infattidimostra il desiderio imprenditoriale nel riconquistare spazi di normalità cercando di cogliere nuove opportunità ad alto impatto innovativo.
Ciò che colpisce è l’interesse dimostrato da eccellenti guru come Alec Ross, l’ex guru per l’innovazione di Barack Obama,o da realtà imprenditoriali che hanno investito milioni di euro come H-Farm o ancora professori come Daniele Manni, che con il loro impegno e rispetto verso le nuove generazioni si dedicano alla formazione di nuovi “creativi concreti” proprio in Italia.
Mr Alec Ross 48 anni, l’ex guru per l’innovazione di Barack Obama, si è appena trasferito in Italia insegnerà presso la Business School dell’Università di Bologna. E’ alla ricerca di imprenditori italiani da sostenere con il suo fondo di venture capital e afferma «Il vostro Paese ha un potenziale incredibile e non ancora sfruttato»
La sua frase celebre è “siate affamati come lupi d’inverno”.
Con un investimento di oltre 100 milioni dedicato alla formazione di talenti che possano guardare al futuro con occhi da startupper visionari c’è H-Campus, il più grande polo per l’innovazione e la formazione in Europa appena inaugurato a Roncade (TV) . Un luogo dove scuola, talenti e mercato si contamineranno per creare innovazione.
Superficie complessiva: 51 ettari, di cui solo il 10 % è edificato. Il resto sarà lasciato a “parco” accessibile a tutti. Saranno piantati otre 3.500 alberi. Sarà un campus sostenibile e autosufficiente per l’85% del suo fabbisogno energetico.
“Oggi abbiamo realizzato un sogno” dice Riccardo Donadon fondatore di H-Farm. “Abbiamo l’ambizione di creare un nuovo modello, dove scuola, mercato e mondo dell’innovazione si contaminino, alimentandosi l’uno con l’altro, creando le migliori condizioni per lo sviluppo di una nuova economia.
Un luogo che diventi bacino di talenti che non fuggono all’estero e a cui potrà attingere l’intero Paese”.
Podio mondiale per il nostro Paese è quello che ha ottenuto il professor Daniele Manni che grazie alla tecnica didattica “LEARNING (entrepreneurship) BY DOING (startups)” è giunta al terzo posto agli “International Innovation and Entrepreneurship Teaching Excellence Awards”, unica scuola superiore vs. 9 Università del mondo nella shortlist dei 10 finalisti.
La nostra Meglio di noi (congrats!) il Politecnico di Hong Kong (1°) e l’Università di Helsinki (2°).
Il professor Manni racconta “Da oltre 15 anni al “Costa” incentiviamo e aiutiamo gli studenti, a partire da 14 anni, ad ideare e condurre micro e piccole startup innovative, sono vere e proprie imprese che lanciano sul mercato reale nuovi prodotti e servizi.”
Grande Prof! Grazie al suo amore verso l’insegnamento ha trovato la chiave per stimolare idee, progettualità e motivazione nei suoi studenti!
Cosa c’è di più prezioso che un professore, un guru e un imprenditore lungimirante che sognano per i nostri giovani un futuro brillante in Italia??
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Valory continua a mettersi alla prova proprio per dare voce alla voglia di cambiamento e di entusiasmo di cui la nostra start-up si fa promotrice su palchi importanti come quello di ATENA STARTUP BATTLE, 1 ottobre in sfida tra le 20 startup finaliste.
Per DIGITAL INNOVATION DAYS, il più grande evento italiano dedicato al Marketing Digitale, al Social Media Marketing e all’innovazione a 360 gradi, Valory sarà Media Partner con i suoi giovani reporters pronti ad intervistare gli speakers dell’evento.
Le parole hanno un potere indescrivibile. Raccontano, descrivono, curano e feriscono. Possiamo leggerle in un libro, su un muro, ascoltarle in un dialogo o in una canzone.
In questo articolo intervistiamo Amir Issaa, rapper italiano che tra i primi ha dato voce agli “italiani di seconda generazione”. Figlio di padre egiziano e madre italiana, originario del quartiere romano di Torpignattara, parla ai giovani della strada e delle Università, impegnato in progetti internazionali per raccontare la cultura italiana, utilizza il rap come strumento per parlare di argomenti quali inclusività, solidarietà e integrazione.
Le sue storie parlano alle nostre coscienze spesso superficiali e bigotte e mettono a nudo quello che non vogliamo vedere. Le sue parole danno forma a racconti forti, pieni di coraggio e riscatto e da loro non possiamo sfuggire perché arrivano con la potenza del cuore e del beat.
Quando hai iniziato a pensare che la musica potesse diventare un lavoro?
Per molti anni ho svolto l’attività di rapper parallelamente ad altri lavori, nonostante sentissi già che ciò che volevo fare, nonché l’unica cosa che sentissi di fare davvero bene, era fare musica rap. Non vengo da una famiglia agiata, chiaramente, perciò è sempre stato fondamentale per me il fatto di potermi mantenere, e con la nascita di mio figlio questa prospettiva di stabilità si è anche alimentata. Poi nel 2004 c’è stata una importante collaborazione con Mr Phill, e, vedendo che i compensi aumentavano, è stato allora che ho iniziato a pensare che davvero la mia passione potesse finalmente tradursi in un lavoro a tempo pieno: tutto ciò si è concretizzato con l’uscita del mio primo album nel 2006 con una grossa major, la Virgin.
Per trovare la tua strada, hai pensato che il tuo passato potesse essere qualcosa da cui riscattarsi o un valore aggiunto per raccontare storie di chi non ha voce?
Sinceramente, ho provato entrambe le cose riguardo al mio passato, ma in fasi diverse della vita. All’inizio, la mia esperienza era qualcosa di cui mi vergognavo e che volevo nascondere, e per questo nei miei primi pezzi abbracciavo l’immaginario più autocelebrativo del rapper nella cultura hip hop; è stato solo in un secondo momento, con la maturità e con la composizione della canzone “5 del mattino”, che ho capito che il mio vissuto poteva essere un potente mezzo di riscatto, nonché un’utile testimonianza, per i ragazzi di oggi, di come la rivalsa sia possibile grazie alla cultura.
Quanto conta per un artista “vivere la strada”?
Dipende da che tipo di artista è. Diciamo che l’arte è sempre, o secondo me dovrebbe essere, espressione della vita dell’artista. Io parlo di esperienze che ho vissuto, perciò la vita di strada era l’unica cosa di cui potevo parlare, ma non è obbligatorio: ci sono molti artisti bravissimi che non hanno vissuto in situazioni di difficoltà e lo stesso producono un’arte molto valida.
Per riuscire a realizzare i propri sogni suggerisci coerenza o compromessi?
Dipende dal tuo obiettivo: se il tuo scopo è semplicemente esprimerti e mostrare ciò che senti, allora puoi fare quello che vuoi senza accettare compromessi; se invece il tuo obiettivo è anche guadagnare, è chiaro che entra in campo la mediazione tra ciò che vuoi fare e ciò che può piacere anche agli altri.
Su cosa sono focalizzati i tuoi prossimi contenuti musicali?
Sto lavorando a un nuovo album che uscirà prossimamente e che, come ogni disco, costituisce un po’ la colonna sonora di una fase della mia vita. In questo momento, tutto questo si sintetizza nel forte valore di riscatto sociale, non solo mio ma anche altrui, che sta alla base del mio lavoro, e di conseguenza nello scopo anche didattico di ciò che faccio, che è poi il motivo per cui mi rivolgo tanto ai più giovani.
Cosa significa per te essere un Coach Valory?
Essere un Coach Valory per me significa essere una persona che promuove valori positivi riuscendo a diffondere il più possibile la propria testimonianza. Questa piattaforma è davvero utile, perché mi dà la possibilità di parlare ai giovani in un modo più diretto e adatto a loro di quello che ho imparato nel tempo.
I progetti futuri sono tanti, tra musica, didattica e letteratura: sicuramente ne sentirete parlare.
Grazie ad Amir, Valory entra nel mondo del Rap, linguaggio d’espressione delle nuove generazioni attraverso contest e percorsi on-line e live che abbiamo organizzato e organizzeremo nei prossimi mesi insieme all’artista.
Dare la possibilità ai giovani di confrontarsi di persona in modo diretto con professionisti del settore è un’esperienza unica che offre loro opportunità di crescita.
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