Cinque ragazzi di età e città diverse, con poco in comune se non un interesse nei confronti della scrittura e del giornalismo.
Cinque ragazzi che probabilmente non si sarebbero mai confrontati se non fossero approdati sulla piattaforma Valory, o non avessero deciso di partecipare al contest istituito per diventare reporter per i Digital Innovation Days, edizione 2020.
L’intero mese di Ottobre è stato dedicato all’approfondimento guidato dalla blogger Linda Lato della metodologia da usare, e alle interviste agli speaker, selezionati singolarmente dai reporter sulla base dei nostri interessi. Interviste domenicali, interviste in corsa, interviste più rilassate che hanno strappato una risata ai partecipanti.
E se già all’inizio dell’esperienza tutti i Valory reporter hanno avuto modo di dire la loro, raccontare cosa li aveva spinti a partecipare al contest, quali difficoltà avessero riscontrato e così via, ad evento chiuso è giunto il momento di tirare le fila, e scoprire cosa, davvero, i DIDays hanno portato nella vita di ognuno di noi.
Mi chiamo Marco Gastaldi e ho 24 anni. L’evento “Digital Innovation Days” è stato per me un’ottima occasione per conoscere i diversi punti di vista sul Digitale dei vari speakers relatori, aumentare le mie competenze ed entrare in contatto, facendo rete, con nuovi professionisti che prima non conoscevo.
Ho seguito in particolare alcuni interventi focalizzandomi principalmente su due aspetti per me importanti: la formazione e l’uso di LinkedIn. Tutti gli interventi hanno avuto un denominatore comune: il digitale implementato non solo nel momento presente in vista del recente lockdown ma visto come una prassi da utilizzare anche nel futuro. Se penso al mondo della formazione, il primo pensiero che mi viene in mente è il ricordo delle fatiche sostenute negli anni per ottenere testi scolastici in formato digitale che fossero accessibili a tutti i portatori di disabilità. Oggi il mondo dell’editoria si è evoluto molto: diverse opere, non solo i testi scolastici, sono disponibili per tutti anche in versione digitale e ho potuto notare con piacere che molti enti di formazione hanno modificato il loro approccio metodologico, con modalità online e un’interazione tra i discenti attraverso le piattaforme sincrone spesso utilizzate durante il recente lockdown. La digitalizzazione però non si è limitata a questo, in un tempo relativamente breve si è introdotta nella nostra quotidianità. È evidente che il digitale sta diventando ora molto pervasivo nel nostro Paese in tutti i settori produttivi, è la strada per permettere una maggiore competitività ed in molti casi la sopravvivenza alle tante realtà che contraddistinguono l’Italia, dall’artigianato alle piccole industrie, al settore della moda e del turismo, ai tanti piccoli contesti unici per la loro creatività. La novità che ho percepito nei vari interventi è stata la visione dell’innovazione come occasione per riflettere su sé stessi generando un cambiamento, come mezzo affinché l’essere umano segua le proprie aspirazioni, come strumento per instaurare un marketing più etico. Un’evoluzione a mio parere necessaria per un Digital Marketing non più volto solo ad acquisire un numero elevato di contatti, ma che si pone l’obiettivo di rispondere al bisogno crescente dei potenziali clienti di essere ascoltati e di instaurare rapporti di fiducia, che successivamente genereranno fidelizzazioni. Da ciò l’importanza di creare contenuti per il proprio profilo LinkedIn pensati appositamente per ogni categoria di utenti target, creando relazioni. La formazione vista come occasione di cambiamento deve per necessità essere più ampia, orizzontale, accessibile a tutti, in modo che ogni individuo possa promuovere l’innovazione nell’impresa in cui lavora. Gli interventi che si sono susseguiti nel corso dei “Digital Innovation Days” mi hanno confermato la possibilità di instaurare un marketing digitale che generi nell’altro gratitudine.
Il mio nome è Vera Lazzaro, ho 19 anni (quasi 20, mettiamola così e sentiamoci più maturi!) e, dall’inizio del lockdown, credo di aver preso parte – come spettatrice – a una miriade di eventi virtuali. Dalle più semplici riunioni, a seminari (che pare si chiamino “webinar” nella fluida lingua del web, ma preferisco continuare a utilizzare il termine vecchio stile) sugli argomenti più disparati, alle lezioni universitarie di ogni materia immaginabile: il web ha permesso, a me come alla maggior parte dei miei coetanei, di mantenere in un periodo di stravolgimento almeno la parvenza di una vita normale.
Molti dei miei amici mi definiscono una persona ipercritica. Se questa è una cosa buona – parzialmente – quando rifletto queste continue critiche su me stessa, non posso dire la stessa cosa quando il mio cipiglio dubbioso si ferma sull’opera altrui. L’avere sempre più a che fare con i social network, però, soprattutto a partire dalla mia esperienza con il giornale online Change the Future (“figlio” di Save the Children Italia e SottoSopra), mi ha fatto notare che forse il mio essere critica nei confronti di tutto e tutti – con i giusti limiti autoimposti e una mano da parte di qualcuno più tranquillo di me! – può essere un’arma importante.
I social network lavorano molto sull’immediatezza. Una bella grafica, una bella immagine, un video con un attacco importante: questo è quello che sembra funzionare, perché, come ci hanno fatto notare i creatori di TikTok (quando l’ho usato, per esattamente due giorni, si chiamava ancora Musical.ly), lo span medio di attenzione si è ridotto tanto da far sembrare anche video da 30 secondi un tantino troppo lunghi.
La partecipazione ai DIDays – anche se frammentata a causa degli impegni universitari, e ringrazio il fatto che gli interventi siano poi stati caricati comunque e lanciati nell’etere per chi come me ne ha perso qualcuno – è stata interessante anche per dare un’occhiata alla vera e propria scienza che si sta sviluppando dietro i social. Ci sono contenuti che vanno bene su FaceBook, ma sono impensabili su Instagram: è diverso il format, è diverso il pubblico, è diverso l’uso del social. Ci sono video che vanno bene per YouTube, ma per IGTV, che sta prendendo piede, non sono abbastanza immediati: se su YouTube guardo un video di quindici minuti, non è detto che io sia disposta a farlo su Instagram. Ed è incredibilmente interessante, perché scoprire come funzionano i social – meglio, come le persone utilizzano i social trascinando altre persone “esperte” nella valutazione e ottimizzazione dei medium – ci aiuta anche, un po’, a scoprire lati messi in ombra di noi stessi.
Ciao sono Diego Patrizio, ho 15 anni e anch’io ho partecipato all’esperienza “full immersion” come Valory reporter per l’evento online dei Digital Innovation Days.
Devo dire che è stata un esperienza più che positiva anche se non l’ho completamente conclusa, (aspettatevi ancora qualche articolo sul blog!).
Come ho detto sono un’adolescente, ma nonostante ciò ho deciso di gettarmi a dirimpetto in questa esperienza, seppur possa sembrare da adulti, e, quello che ne è uscito fuori è stato un qualcosa di piacevolmente inaspettato.
Dovete sapere che io amo l’incertezza perché penso che le cose più belle avvengono proprio quando non si sa bene cosa può accadere: in una tale condizione si è molto vigili, visto che nulla è dato per scontato, dando così molta attenzione ed importanza ad ogni minimo “segnale” percepito: è in questo stato immersivo dove trovo le idee migliori e mi pongo le domande più complesse.
Questo è un concetto che lo sento particolarmente mio, e posso anche catalogarlo come un mio valore, anzi direi che questa è la mia personale interpretazione di innovazione!
Durante gli “speech” sono stato in questo quasi perenne stato di immersione profonda: più discorsi sentivo e più i dubbi si formavano dentro la mia mente.
La frase di Socrate: “So di non sapere” racchiude quello che ho provato: più mi sforzavo di comprendere qualcosa e più mi rendevo conto del fatto che la mia conoscenza è molto limitata.
Questo è un sentimento raro, con sensazioni contrastanti, che chiede lunghi momenti di silenzio per essere ben compreso ed ascoltato: sento la sua presenza ancora adesso, tramite nuove e vecchie domande, domande mai poste ed altre da tempo ignorate.
L’impatto dei DIDays su di me è stato piuttosto concreto e comprendo che il digitale, tramite tutte le sue varie manifestazioni, può risolvere sotto la guida dell’uomo molti problemi: basti pensare che se l’evento non fosse stato trasmesso via remoto io non l’avrei mai visto ed adesso non sarei qui a scrivervi della mia esperienza!
L’elemento cardine però è sempre l’uomo, il quale tramite il suo tratto distintivo: cioè l’immaginazione, deve porsi nuove domande e, assistito dal digitale, trovare nuove risposte. Solo così l’umanità potrà concretizzare un nuovo futuro: un futuro diverso, pronto al cambiamento, forse anche migliore, che però per realizzarsi deve prima portare cambiamento dentro noi stessi: perché siamo proprio noi, specie umana, coloro che orientano la direzione del futuro e nessun altro (neanche il digitale!) può adempiere a questo compito: tanto difficile quanto incredibilmente affascinante.
Sono Jessica Stella, ho 17 anni e studio relazioni internazionali per il marketing all’istituto tecnico Zanon di Udine.
Ho deciso di partecipare a questa esperienza come reporter per l’evento digital innovation days non solo per soddisfare la mia curiosità insaziabile e la voglia di intraprendere nuove esperienze e sfide personali ma anche per toccare con mano il mondo dell’innovazione, osservando da vicino quello che questo futuro sempre più prossimo ci aspetta, grazie alle incredibili tecnologie di cui disponiamo e alla conseguente innovazione visibile nella quotidianità.
Questa esperienza mi ha aperto la mente; non solo grazie alla possibilità che ho avuto di intervistare ed assistere agli interventi di numerosi speaker molto competenti nel loro settore (che hanno trattato in anteprima temi innovativi su vari argomenti di mio interesse personale e di cui non molti sono a conoscenza); ma anche di approfondire e osservare più da vicino e con un’ottica diversa il cambiamento che la digitalizzazione sta portando nel mondo odierno.
Molti potrebbero pensare che digital innovation days sia rivolta a soli adulti e che adolescenti come me potrebbero non aver colto; ma non è così! Per me l’innovazione si fonda sulla capacità di trasgredire e pensare fuori dagli schemi; e chi, meglio di noi giovani è in grado di farlo?
A mio parere dovremmo smettere di soffermarci su chi ha creato cosa e collaborare per realizzare i nostri sogni, ricordandoci che non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere ma quella che si adatta meglio al cambiamento.
Sono Samantha Zorzi, ho 25 e vengo da Padova, mi sono diplomata in lingue e Web Graphic Design e ora sto studiando PsicoEconomia all’Università.
Il mondo del Digitale e dell’innovazione mi ha sempre affascinata ed ho sempre ricercato ogni strumento, webinar, seminario o evento che mi potesse essere d’aiuto nella mia crescita in questo campo sia personale, professionale e artistico.
Ho deciso di partecipare a questo evento il “Digital Innovation Days” in veste di Valory Reporter perchè per me è stata un’ottima opportunità per crescere come persona, lanciarsi nel cosiddetto “Ignoto” non è mai semplice, tanti è vero possono essere i dubbi, soltanto che farlo beh questo sì che porta grandi soddisfazioni. Questa esperienza mi ha permesso di confrontarmi con altre figure professionali più esperte, conoscere nuove realtà e non solo dal punto di vista professionale, anche umanitario ed è stato per me un grande onore.
Ho conosciuto temi di grande valore come: Cambiamento, Resilienza e la Forza di Volontà.
Sono grata a Valory perchè mi ha permesso di fare questa meravigliosa esperienza che porterò sempre nel cuore.
I DIDays sono giunti alla fine, i pezzi, quasi tutti, sono stati completati e pubblicati o in programmazione. Certo, ed è una sensazione comune a tutti i cinque reporter, un evento totalmente in digitale non può essere innalzato allo stesso livello di un evento fisico, dove le parole di uno speaker si fanno strada tra mormorii interessati, battute, ragionamenti. Non c’è lo stesso calore, davanti a uno schermo, non c’è la stessa sensazione di essere parte di qualcosa di grande.
Tuttavia, va riconosciuto un valore aggiunto alla digitalizzazione di eventi di questo tipo: una maggiore accessibilità. Resa una necessità dalla pandemia di COVID, la digitalizzazione può diventare una “best practice” non solo per questo evento ma a livello generale, in quanto permette a persone lontane di annullare la distanza e a chi, per qualunque motivo, ha difficoltà nel partecipare fisicamente a questi eventi, di essere comunque parte di un’immensa comunità online. Noi vi aspettiamo sulla nostra community VALORY!
WE MAKE FUTURE, creiamo futuro: uno slogan che racchiude il potere del “costruire” guardando al futuro investendo nel presente. Valory dà valore al futuro, e lo fa, parlando ai suoi veri protagonisti, i giovani, che sanno scoprire nell’innovazione un nuovo modo di costruire relazioni, lavoro e formazione.
WE MAKE FUTURE 2020 è l’evento digitale di cui Valory è media supporter. Il 19, 20 e 21 novembre Rimini accoglierà l’8ª edizione del WMF, uno dei più grandi eventi sull’innovazione digitale e sociale che nel 2019 ha registrato oltre 21.000 presenze.
COSA E’ IL WMF 2020?
E’ un acceleratore di Innovazione, Educazione e Sviluppo per il nostro Paese. Un evento che verrà trasmesso da Rimini prevedendo la sola modalità di partecipazione online, seguendo le attuali linee guida istituzionali legate alla recente emergenza sanitaria. Quest’anno, la formazione più completa al mondo su innovazione e web marketing, sarà completamente digitale e potrai scegliere su cosa formarti, passando da una sala all’altra velocemente, decidendo cosa seguire tra le oltre 60 saleformative in programma, ognuna delle quali rappresenta un evento a sé.
Oltre 500 speaker’s,, scelti dopo una lunga selezione, condivideranno con te le loro conoscenze su mondi come Web Marketing, Coding, Startup e Imprenditoria, Esport & Gaming, Filantropia e ONP, EduTech, Robotica, AI & DeepTech, SEO, Digital Journalism, Aerospace & Big Data, Social Media Strategies, Cambiamenti climatici, E-commerce e tanti altri ancora.
A CHI E’ RIVOLTO L’EVENTO?
Il WMF è un evento rivolto a tutti!
Sei un professionista?
Oltre alla formazione sul Web Marketing e sui principali temi dell’Innovazione digitale, i professionisti presenti potranno avere una panoramica generale sui trend e sulle novità del mondo dell’innovazione tecnologica, così da avere una preparazione completa e l’occasione per implementare la propria crescita personale e professionale.
Sei un Direttore Marketing?
Avrai l’opportunità di aggiornarti, ma anche conoscere e farsi conoscere, attraverso i numerosi eventi di business e networking. Al Festival, Direttori Generali e AD potranno condividere un percorso formativo con il loro team e ampliare il proprio network, entrando in contatto con altre realtà imprenditoriali e con i più importanti brand.
Sei un Blogger o un appassionato?
Grazie alle molteplici sale formative verticali su altrettante tematiche, è possibile personalizzare il proprio percorso formativo durante i tre giorni, ampliando così le conoscenze e le competenze nei diversi ambiti del Web Marketing e dell’Innovazione Digitale. Chi muove i primi passi nell’ambito del digital marketing potrà scegliere interventi base, così da avere una preparazione iniziale sui diversi temi in programma e sviluppare le skills più utili nel mondo del lavoro.
Sei uno studente?
Sono numerose le attività del WMF promosse per incoraggiare la partecipazione attiva dei giovani, delle scuole e degli istituti. Negli scorsi anni infatti, il Festival ha dato vita al WMF LABe alla Startup Competition Young, iniziative che avvicinano i giovani al mondo dell’innovazione, fornendogli gli strumenti necessari per far fronte ad una realtà lavorativa in rapido cambiamento. Durante la tre giorni inoltre, molte scolaresche saranno coinvolte in percorsi educativi e formativi dedicati. Studenti e studentesse under 27 potranno invece usufruire di una speciale promo, per accedere al Festival a un prezzo speciale.
Il WMF è anche luogo di aggregazione per tutti i gamers e gli appassionati di videogiochi. In agenda nel 2021 infatti, una Sala Formativa dedicata al mondo Esports and Gaming, un’Area Droni, Tornei Amatoriali e sessioni di Live Showmatch. In programma poi tante altre iniziative, che trasformeranno un’area del WMF in un vero e proprio Festival degli Esports.
SEGUI L’EVENTO CON LA MASSIMA LIBERTA’
Per tutti gli interventi in programma, inoltre, avrai a disposizione le videoregistrazioni. Nessun problema, dunque, se imprevisti o impegni ti impediranno di seguire l’evento in diretta. Avrai l’opportunità di rivedere le registrazioni degli speech e ricevere le slide mostrate in sala dagli esperti senza perdere l’opportunità di continuare aformarti anche dopo l’evento, senza limiti di tempo né di visione!
Con VALORY, media supporter dell’evento, se sei uno studente, hai la possibilità di usufruire uno speciale sconto per l’acquisto dei biglietti utilizzando il Codice sconto che trovi su VALORY APP SCARICA ORA!
Vuoi diventare Creative Strategy Manager ma non sai da dove partire?
Scopriamo insieme a Greta Santi, Creative Strategy Manager presso Zoocom, creative media agency del gruppo OneDay e Scuolazoo, come nasce un’idea creativa e su quali valori puntare.
In occasione dei ” Digital Innovation Days” ho avuto il piacere di intervistarla in qualità di Valory Reporter, entrando nel vivo del suo lavoro mentre nella video intervista che troverete su Valory App, ci ha dato spunti interessanti su argomenti come “cambiamento, volontà e responsabilità”.
Come descriverebbe il ruolo del Creative Strategy Manager e quanto è strategico all’interno di un’azienda sempre più digitalizzata? Il ruolo del Creative Strategist, indipendentemente dal ruolo gerarchico che ricopre in un’azienda, è una figura fondamentale e destinata ad essere una figura sempre più ricorrente, non solo nelle realtà digital.
E’ una figura ibrida in grado di “orchestrare” a 360° più attività diverse facilitando le connessioni fra team, dialogando con il cliente e fornendo un approccio consulenziale anche per modellare i propri prodotti/servizi in funzione di target e obiettivi.
Oggi, soprattutto nel nostro settore, ci troviamo spesso di fronte a clienti con più esigenze di comunicazione nello stesso momento e sempre meno tempo per studiare, pensare, progettare e sviluppare attività che rispondano a questi obiettivi; parliamo a target sempre più liquidi, in grado di evolvere trend, attitudini e comportamenti di consumo a una velocità incredibile.
Diventa quindi necessario avere delle figure che riescano, con le loro conoscenze e competenze a orizzontali a unire al Project management anche competenze creative e di planning dialogando con team anche molto diverse fra loro diventandone il naturale collettore.
Il risultato è offrire ai clienti soluzioni coerenti tanto dal punto di vista strategico che dal punto di vista creativo, concepite velocemente per rispondere nel modo più efficace possibile sia agli obiettivi sia all’investimento economico messo a disposizione.
Quali sono gli elementi fondamentali da tenere in considerazione quando parliamo di Creative Concept?
Generalmente vanno valutati tutti quelli che si hanno a disposizione, l’importante è non vederli come elementi separati, ma valutarli con una visione di insieme.
Questo permette di settare quasi in maniera automatica e naturale una strategia dalla quale andare poi a sviluppare il concept creativo.
Essendo il concept la linea da seguire per costruire poi i contenuti, gli elementi che sicuramente non possono mancare nell’insieme, sono da un lato i bisogni, i desideri e le attitudini del target che tramite una campagna si fa capire al target come quel prodotto e/o servizio può soddisfare un bisogno o far avverare un loro desiderio recondito.
Dall’altro le features del prodotto o del servizio che in un mondo altamente competitivo e con un target bombardato da infiniti stimoli spesso ha senso concentrare l’effort sulle caratteristiche differenzianti.
In questo non bastano solo gli elementi, anche le attitudini di project management sono fondamentali: reperire subito le informazioni che riteniamo fondamentali e redigere un brief interno per tutti gli altri team coinvolti nel processo di realizzazione del concept, passaggi che spesso potrebbero venire sottovalutati ma che sono essenziali per lo sviluppo di un creative concept efficace e aderente sia con le necessità del target che con l’identità di brand.
Quando si va a sviluppare una strategia di Marketing quali sono gli elementi chiave per renderla efficace? Può farci un esempio con uno study case?
Tutti diremmo che dobbiamo tenere in considerazione obiettivi, target, canali ecc.. Vorrei fare un passo oltre sostenendo che ciò che ritengo fondamentale non sono tanto gli elementi che concorrono alla strategia di marketing, ma che vengano studiati con l’attitudine giusta:
La capacità di aver vision di lungo periodo, in grado di valutare come raggiungere l’obiettivo (o più obiettivi dando la giusta priorità a ciascuno).
La consapevolezza che i target possono essere broad su determinati comportamenti di consumo, mentre su altri sono estremamente frammentati.
Il coraggio di intraprendere una strada (se è stata tracciata sulla base di informazioni concrete e dati).
Cosa consiglierebbe ad un ragazzo/a che vuole iniziare a conoscere questo mondo e ricoprire questo ruolo?
Leggere, confrontarsi, osare.
Viviamo in un mondo sempre più fluido: le conoscenze di oggi, domani potrebbero già essere obsolete.
Leggere per essere informati sul proprio lavoro e non solo è utile per ampliare le conoscenze e acquisire sempre nuovi punti di vista.
Confronto: misurarsi con il prossimo sia esso un peer o un leader del proprio settore o un altro, aiuta la crescita, il potenziamento dell’empatia e lo sviluppo di un metodo che possa essere efficace non solo per te, ma anche per i reparti che lavorano con te.
Osare: se hai un’idea, un’intuizione o una proposta, parlane! Non farti intimorire dall’essere giovane e/o inesperto, è questo il metodo migliore per imparare velocemente.
La vostra realtà si nutre di giovani sia all’interno che all’esterno come fruitori finali dei vostri servizi, che caratteristiche bisogna ricoprire per far parte del vostro team?
Sono convinta che occorrano poche semplici caratteristiche, principalmente personali. Una delle più importanti è la curiosità: il motore naturale che stimola la crescita personale e di gruppo, unito all’ambizione, lo stimolo che porta a mettersi costantemente alla prova per migliorare il proprio metodo e il proprio contributo a un progetto o all’azienda. Ultimo, ma non meno importante, l’empatia: nessuno di noi lavora da solo e l’empatia salva da misunderstanding, da ripetuti passaggi con altre figure e aiuta a prevedere, prevenire, facilitare i rapporti e arricchire il bagaglio di prospettive e punti di vista che si hanno.
Pensa che utilizzare strumenti di comunicazione responsabile che stimolano comportamenti proattivi come ValorY possa essere utile anche per le aziende come la vostra che vogliono instaurare con la next generation un rapporto più empatico e stimolante?
Sì, certamente. Noi per nostra natura, siamo in prima linea nel creare un link diretto con le generazioni più giovani, non solo grazie ai prodotti B2B ma anche a osservatori, workshop e altri punti di contatto con quello che non è solo un target da analizzare, ma anche e soprattutto da coinvolgere! Non tutti hanno ancora fatto questo passo nei confronti delle next generations, ValorY in questo senso può essere un acceleratore.
Ora che abbiamo scoperto insieme a Greta tutti gli elementi che caratterizzano un Creative strategy manager, ti auguro il meglio per il tuo viaggio in questo meraviglioso mondo se sceglierai di intraprenderlo.
Nel frattempo, ti aspetto nella nostra Community di Valory per condividere insieme a noi le tue esperienze, le tue passioni e continuare ad approfondire.
Parlare di filosofia in un’era digitale sembra un paradosso, ma il sapere filosofico racchiude in se stesso l’essenza dell’atto creativo e dunque della stessa innovazione.
Abbiamo avuto il piacere di intervistare l’unico e vero copywriter d’azione che ha fatto della filosofia la sua fonte d’ispirazione per evolvere in sincronia con i tempi moderni.
Paolo Guglielmoni si racconta ai nostri VALORYERS ricordandoci quanto da giovane si sentiva “immortale” e come l’orgoglio per se stesso lo ha aiutato a perseguire il suo percorso anche contro i consigli dei molti.
Può raccontare il suo percorso ai nostri VALORYERS, le difficoltà e i successi che ha raccolto lungo la sua strada?
Come dico spesso, sono filosofo nativo e creativo adottivo. Perché nasco come saggista di Filosofia, professione che mi ha portato a fare ricerca all’Università di Cambridge in UK, dove ho sviluppato una mia interpretazione del pensiero di David Hume, che mi ha consentito di diventare curatore dell’opera italiana di David Hume per Bompiani.
In UK ho scoperto il Creative Writing, in particolare il Copywriting di David Abbot (quello degli annunci Economist…). Così, tornato in Italia mi sono dilettato come copywriter freelance, finché sono stato notato da Leo Burnett Italia, dove sono diventato Copywriter e Direttore Creativo. Così è avvenuta la mia “adozione” nel mondo della creatività.
Data la mia formazione filosofica, sono sempre stato un creativo dal forte approccio strategico, e dalla grande consapevolezza dei media, offline e online. Nei miei 13 anni in Leo Burnett ho lavorato sui progetti ADV e Digitali dei principali clienti locali e globali, vincendo anche numerosi premi nazionali e internazionali. In particolare, un mio annuncio Nintendo è stato selezionato dal Louvre per la sua Advertising Art Collection.
Ora ho una mia agenzia, che si chiama RADS (Responsive Ads): responsive, perché applica alla progettualità creativa l’approccio del responsive design, modulato attorno alla mia metodologia proprietaria di Advertising Circolare: per massimizzare i risultati, soprattutto virali, delle Brand. Questo approccio ha portato un mio video per Yves Rocher a essere incluso nella Youtube Ads Leaderbord 2018.
Oltre a questo, proseguo la mia attività di docenza universitaria con contratti in NABA, IULM, Ferrari Fashion School, e all’Università di Falmouth (UK).
I creativi concreti sono una nuova categoria di lavoratori, lei che tipo di imprenditore si definisce?
Mi definisco un imprenditore “open source”, nel senso che credo nella necessità di avere un software base, nel mio caso la mia metodologia proprietaria di Adv Circolare, che i miei collaboratori di volta in volta integrano, facendola propria e arricchendone l’efficienza e l’efficacia per le Brand che ci consultano.
Come può l’advertising circolare cambiare il modo di comunicare?
Massimizzando l’efficacia di ciò che già c’è, riducendo gli sprechi di budget, di tempo, e soprattutto di idee.
Ed attivando, volta per volta, solo professionalità top, solo quelle che servono, solo quando servono: mettendole in sinergia anche con le professionalità già attive in azienda.
Come docente universitario quali corsi universitari consiglierebbe ad un giovane per avere uno sbocco lavorativo futuro?
Quelli che hanno in piano di studi non solo strumenti professionali, ma anche cultural.
Ha qualche consiglio per i giovani che devono approcciarsi a dei mestieri che oggi non esistono ancora?
Non cercate il mestiere che fa per voi, createvelo. “La differenza è concentrarsi sui propri obiettivi e non sul successo”.
Grazie a Paolo abbiamo fatto un viaggio d’altri tempi tra parole eufoniche e concetti di circolarità che ci hanno svelato un mantra da non dimenticare mai: diventiamo “eroi di noi stessi” per sentirci appagati della vita che scegliamo di vivere.
LA BRAND IDENTITY E’ IL VERO DNA DELL’AZIENDA: IN VIAGGIO CON IRENE BOSI TRA ESPERIENZE ALL’ESTERO E IL CASE STUDY “MARKETERS”
Ti sei mai chiesto qual è l’ingrediente segreto che rende unico un progetto o un’azienda?
Scopriamolo insieme a Irene Bosi, una giovane professionista del marketing che ad oggi lavora come Brand Manager nel progetto Yoga Academy di Marketers per dare vita ad esperienze memorabili.
E’ anche relatrice a Global Executive Events dove parla di marketing digitale e Generazione Z.
Nel tempo libero viaggia nei paesi sudamericani dove aiuta i piccoli imprenditori con le loro attività.
Sono Samantha ho 25 anni, studio a Padova e in occasione dei ” Digital Innovation Days” ho avuto il piacere di intervistarla in qualità di Valory Reporter, ponendole alcune domande sul gruppo Marketers e su come il suo operato possa essere d’aiuto anche a noi giovani per scoprire insieme cosa rende unica un’azienda e quanto è importante la Brand Identity in questo.
Ciao Irene, rompiamo il ghiaccio e iniziamo subito, raccontaci un po’ della tua esperienza in Marketers e come si svolge la tua giornata lavorativa?
Da poco ho iniziato a lavorare in Marketers sul progetto Yoga Academy, la scuola di Yoga online più grande d’Italia e mi sto focalizzando sul Branding di Yoga Academy e sullo sviluppo di attività marketing offline.
Le mie giornate lavorative variano di giorno in giorno, infatti, in Marketers crediamo in un futuro non convenzionale, libero dai vincoli che sono stati imposti sino ad oggi dal sistema professionale.
Non indossiamo cravatte, non timbriamo il cartellino e la nostra vita non appartiene all’ufficio.
In Marketers si lavora con un altissimo focus sul generare valore, si perde poco tempo in attività burocratiche e si lavora moltissimo invece sulla creazione di attività che apportino del valore reale al business.
“Wow, è incredibile conoscere un nuovo modo di vedere il lavoro in un gruppo come Marketers”.
Marketers è un’azienda con un’identità ben definita e quando parliamo di identità dell’azienda, parliamo anche di Brand Identity, che cos’è e perché è così importante?
L’identità aziendale è il DNA dell’azienda, è quell’insieme di valori, credenze, modi di fare che rendono un’azienda unica e diversa dalle altre. L’identità aziendale guida ogni singola azione dell’azienda: dai prodotti/servizi che offre, alle persone che assume, ai fornitori che sceglie, al tono di voce che utilizza con i propri consumatori, a come tratta i propri impiegati e la comunità in cui opera. Avere una brand identity ben definita ti permette di differenziarti dai competitors per elementi che vanno al di là del semplice prodotto e che garantiscono un vantaggio competitivo sul lungo termine.
Quali sono per te gli aspetti fondamentali per una Brand Identity efficace?
Una brand identity efficace è differenziante, coerente e deve scorrere nel sangue di ogni singola persona che lavora in azienda.
Deve essere differenziante in modo da permettere di distinguersi dalla moltitudine di brand esistenti e coerente per risultare credibile da parte dei consumatori, per esempio non posso crearmi un’identità green e sostenibile se poi i miei prodotti non sono né green né sostenibili. Deve scorrere nel sangue di ogni singola persona che lavora in azienda perché i collaboratori aziendali sono i brand Ambassador più efficaci.
Quanto è importante lo storytelling nella Brand Identity? e come possiamo andarla a sviluppare in modo proficuo? Ci propone un case study.
Come esempio di storytelling di brand identity vi faccio quello dell’azienda per cui lavoro oggi, Marketers. Marketers, è un’azienda con un’identità ben definita: è una realtà composta da giovani “ribelli” che come obiettivo hanno quello di creare la nuova generazione di imprese e di imprenditori digitali. I valori in cui crede Marketers e che hanno contribuito a creare la sua identità sono:
Intraprendenza – Siamo esploratori, persone che sono disposte ad andare in luoghi ancora sconosciuti. Per questo sperimentiamo, testiamo, siamo propositivi. Non rinunciamo mai a cercare modi creativi per risolvere problemi difficili.
Umanità – Riconosciamo che siamo tutti umani. Ci interessiamo e ci abbracciamo reciprocamente. Restiamo fedeli a ciò che siamo, difendiamo ciò in cui crediamo e siamo sempre attenti agli altri.
Meritocrazia – Ripudiamo l’arroganza e privilegiamo comportamenti propositivi. Non nascondiamo i nostri errori ma impariamo da essi. Sappiamo che il nostro successo è direttamente interconnesso a quello degli altri membri del team e dell’intera azienda.
Contaminazione – Ricerchiamo contesti che ci permettono di imparare sempre cose nuove. Siamo aperti al cambiamento e viviamo alla continua ricerca del fare nei contesti più diversi, consapevoli che “contaminazione” significa “crescita” e “innovazione”.
Condivisione – La condivisione è più di una parte della nostra missione, è radicata nel nostro modo di lavorare. Siamo consapevoli che questo atteggiamento contribuisce alla creazione di un ecosistema sano e produttivo.
Ognuno di questi valori prende vita in ogni singola persona che fa parte della community marketers, prende vita nei prodotti che offriamo e prende vita nel nostro modo di lavorare.
In una intervista hai parlato delle tue esperienze all’estero, per te e per la tua crescita personale quanto sono state importanti?
Sono state esperienze fondamentali perché mi hanno esposto a contesti e persone completamente nuovi. Penso sia fondamentale uscire dalla nostra comfort zone e metterci alla prova in situazioni che non abbiamo mai vissuto e che magari non sappiamo bene come gestire. In queste situazioni, entriamo in uno stato di “optimal anxiety” e diamo il meglio di noi. Queste esperienze mi hanno resa una problem solver migliore ed una persona più creativa per la varietà di situazioni che ho vissuto ed il bagaglio di esperienze che mi porto dietro.
Che peso date in Marketers agli strumenti social per comunicare? Sono l’unico modo per entrare in contatto con i giovani?
I social sono sicuramente uno strumento fondamentale per comunicare, detto ciò non sono sicuramente l’unico modo per entrare in contatto con i giovani, specialmente non sono il modo per emozionare e lasciare un impatto sui giovani. Credo moltissimo negli eventi live per creare una connessione forte tra le persone. Marketers infatti organizza ogni anno (eccetto questo causa covid) un evento spaziale che riunisce tutti i membri della “family”, sono giornate piene di emozioni e che ti danno un energia incredibile, trovate i video del Marketers world qui!
Come i giovani vengono coinvolti i giovani nella sua realtà aziendale?
L’azienda per cui lavoro è un’azienda fondata da giovani ragazzi. Le persone non vengono valutate per la loro seniority bensì per ciò che possono apportare al business e alla cultura aziendale. Si guarda ai risultati non ai dati anagrafici.
Pensi che utilizzare strumenti responsabili come Valory, possa aiutare i giovani a sviluppare nuove empatia con i brand?
Si! E’ bello che abbiate creato una piattaforma dove i brand possano comunicare con i giovani.
Ti piace essere un coach per diffondere la sua conoscenza e condividerla con i giovani?
Si, lo sto facendo con l’associazione Homo Ex Machina ed è un’attività in cui credo molto.
Questa intervista sottolinea come sia di grande importanza definire la Brand Identity, quindi l’identità di un’azienda perchè ci aiuta a comprendere quali sono i valori e quell’ingrediente speciale che differenzia un’azienda da un’altra.
Come ognuno di noi ha una propria unicità anche l’azienda ha la sua e se ottimizzata correttamente, può essere un ottimo biglietto da visita.
Anche su Valory puoi condividere le tue esperienze e le tue passioni, ti aspetto nella nostra Community per condividerle insieme.
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