Nel corso degli ultimi anni assistiamo alla tendenza di creare benessere attorno a noi: nella nostra casa, con gli amici, nel tempo libero, nelle scuole e nel mondo del lavoro. La parola “Benessere” , in particolar modo in questo periodo, è diventata la priorità per le aziende e le persone.
Il significato, oggi, è più articolato, più ampio: include lo stato fisico, mentale e psicologico e tende all’armonia tra uomo e ambiente. Le nuove case vengono pensate secondo criteri di bio-architettura, con sempre più soluzioni home wellness. La scelta del cibo è più attenta, sani ed equilibrati regimi alimentari diventano i nuovi stili di vita. Le scuole valorizzano sempre più azioni volte a creare un contesto educativo mettendo al centro il bambino e il suo benessere (integrazione e adattamento sociale,autostima…). Le aziende promuovono per i loro dipendenti soluzioni di Welfare e Wellness , mettendo al centro i collaboratori e i suoi bisogni.
In questo articolo abbiamo intervistato Marianna Benatti, che, della cultura del benessere, ne ha fatto il suo lavoro e la sua passione. E’ Well-being & Employer Branding Leader in Deloitte Italia e Manager nel team Sustainabilty di Deloitte Audit&Assurance. È una delle massime esperte e Influncer in Italia sui temi di Well-being.
Cosa è Well-being? “Well-being è una strategia volta a migliorare il benessere delle persone a 360° affinché queste possano essere piene di energia, sicure e consapevoli in tutti gli aspetti della loro vita. Una mente concentrata, un corpo energico e un senso di appartenenza alla comunità sono gli elementi che, operando in modo sinergico, consentono a un individuo di esprimere al meglio le proprie potenzialità, integrando la vita professionale con quella personale”.
Come responsabile di un importante progetto che guarda al benessere delle persone all’interno delle aziende, come spiega ai giovani questa nuova attenzione?
La maggior parte delle aziende italiane si occupano già da anni del benessere delle persone ma raramente l’hanno mai fatto in termini strategici e olistici. Negli ultimi anni, anche in Italia, ci si è resi conto dell’importanza di avere una vera e propria strategia che guardi al benessere dell’individuo a 360 gradi perché persone felici e in salute sono più produttive, più ingaggiate, più fidelizzate, meno propense ad assentarsi per malattia. Inoltre questo ha un impatto non solo per l’azienda ma anche per il territorio e la comunità e permette di rafforzare l’impegno sociale delle aziende.
Può spiegare ai nostri VALORYERS con tre sostantivi, lo scopo principale di un progetto di well-being aziendale?
Se dovessi riassumere l’obiettivo alla base di ogni nostra iniziativa utilizzerà queste 3 parole: Engagement, Risultati e Sostenibilità. Nella situazione odierna stiamo cercando di porre sempre maggiore attenzione nel mantenimento di un rapporto sano, attivo e costruttivo con le nostre persone, improntato sulla creazione di nuovi stimoli che le mantengano interessate e soprattutto ingaggiate. Investiamo nel well-being in quanto il benessere delle persone si traduce in creazione di valore che porta a migliori risultati e produttività e anche impatto sociale.
L’inserimento delle nuove generazioni nelle organizzazioni aziendali che problematiche deve superare, da entrambi i lati, per raggiungere livelli di efficienza?
Più che problematiche parlerei di opportunità. Opportunità di imparare da generazioni diverse: sia persone più senior da persone più giovani che viceversa. Questo sicuramente può portare a una maggiore efficienza.
Quali sono state le difficoltà e i vantaggi che il well-being ha dovuto affrontare durante il lockdown?
L’emergenza sanitaria ha posto una maggiore attenzione sul benessere delle persone e questo sicuramente è stato un “vantaggio” per le nostre attività. La difficoltà è stata quella di ripensare alle azioni che avevamo programmato e creare un programma specifico, digitale, che fosse particolarmente utile in quel periodo. Abbiamo pensato che dovevamo puntare da un lato sull’aiutare le persone a mantenere uno stile di vita sano per aver un buon sistema immunitario e dall’altro supportarle nella nuova modalità di lavoro, completamente da remoto. Abbiamo così creato un programma per promuovere il movimento in casa, il riposo, la gestione dello stress e una corretta nutrizione. Inoltre abbiamo sviluppato dei toolkit con dei tips su come lavorare al meglio da remoto, su come gestire i team a distanza e sui virtual meeting.
Che tipo di formazione consiglierebbe ad un giovane che vuole occuparsi di well-being? Quali sono le caratteristiche fondamentali che richiede?
Attualmente non esiste in Italia una formazione specifica, essendo il well-being un ambito nuovo in continua evoluzione e studio, ma il sempre maggior interesse delle aziende verso questo nuovo campo sta portando alla creazione di corsi ad hoc che nel tempo sicuramente continueranno ad aumentare e ad affermarsi. Chi oggi vuole indirizzarsi verso questa carriera deve sicuramente possedere competenze in ambito di comunicazione interna ed esterna, una conoscenza dei concetti di CSR e sostenibilità, oltre che un interesse per temi quali nutrizione, movimento, stress management e engagement. La voglia di rimanere aggiornati su un tema così vasto e sempre in aggiornamento non deve mai mancare, insieme ad una buona dose di empatia e capacità di utilizzo dei social per poter raggiungere i propri interlocutori.
L’ambiente in cui viviamo sicuramente influenza moltissimo il nostro benessere e la nostra felicità. Probabilmente questo è un concetto scontato. Diventa però strategico poter cambiare e migliorare quello che non ci rende felici e, se vuoi farlo in grande, puoi diventare anche tu un Well-being manager, una figura professionale che guarda al futuro… come Valory!
Non perdere i consigli preziosi su come mantenersi in salute al giorno d’oggi per essere più efficienti anche al lavoro, dati da Marianna Benatti durante l’intervista rilasciata a Jessica Stella, giovane #valoryreporter.
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Linda Lato